Henri Cartier Bresson e l’arte della fotografia

Centinaia di fotografie, rigorosamente in bianco e nero, frutto dei numerosi viaggi di uno dei più talentuosi fotografi del ventesimo secolo: Henri Cartier Bresson è il maestro dell’arte della fotografia. Nato in Francia e considerato da molti come il “padre del fotogiornalismo”, Bresson ha dato prova di possedere un occhio estremamente attento ai dettagli e alle piccole trasformazioni quotidiane. Inizialmente pittore e appassionato di cinema, Bresson ha cominciato ad interessarsi alla fotografia dal 1931, guardando una foto scattata dall’ungherese Martin Munkacsi.“E’ stata quella foto a dar fuoco alle polveri, a farmi venir voglia di guardare la realtà attraverso l’obiettivo”. E da quel momento ha colto le delicate atmosfere del presente, regalando loro un alone di eternità.

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henri cartier bresson

@Henri Cartier Bresson

Durante i suoi  viaggi dalle tinte europee, ha ritratto un’Europa instabile e in perenne movimento, dandone un’immagine ben diversa da quella a cui siamo abituati noi spettatori contemporanei. Un crocevia di colori e tradizioni, manifestazioni e celebrazioni sacre, in cui le persone inseguivano se stesse e non un traguardo, concedendosi perfino il tempo di sognare. In “Quai des Tuileries”, datata 1956, si respira l’essenza della quotidianità parigina al di là di qualunque clichè. Le rive della Senna, la luce che si impone con forza sul lungo fiume, riscaldando le persone di passaggio; uomini in cappello e donne vestite con ricercatezza che passeggiano in una dimensione senza tempo, trasmettendo un senso di quiete ormai perduto tra i meandri delle feste raccomandate e degli appuntamenti prefissati.

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E poi scatti nel sud dell’Italia, passando da Napoli alla Basilicata, per poi concedersi una pausa all’ombra di un albero nella magica zona trasteverina. Bambini che giocano in strada, saltellando da una mattonella all’altra, e ragazze che corrono sui ponti, come nella foto di Torcello del 1953. Ma la curiosità e il desiderio di conoscenza hanno spinto Henri Cartier Bresson ad andare oltre; la sua macchina fotografica ha immortalato anche gli zingari dell’Andalusia e le passeggiate dei seminaristi portoghesi, le donne al lavoro in Grecia e i bazar di Instanbul.

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@Henri Cartier Bresson

Il fotografo non può che mostrare le lancette dell’orologio, ma sceglie l’istante. Ero lì, ed ecco la vita cosi come l’ho vista in quell ’istante“.

Queste sono le parole che lui stesso ha usato per spiegare l’essenza della fotografia e del suo lavoro a spasso per la nostra contradditoria, ma affascinante Europa. Bresson era ben consapevole dell’importanza storica e sociale di essere il primo a documentare la nascita di qualcosa di assolutamente nuovo, l’Europa, attraverso i comportamenti e gli eventi storici che hanno caratterizzato l’epoca. Dalla fotografia intitolata “Le prime ferie retribuite”, della Francia degli anni Trenta, in cui l’uomo seduto sotto la tenda guarda l’obiettivo con la coda dell’occhio, quasi cercando di mascherare l’ironia che trapela dal suo viso ad uno dei suoi scatti più famosi, “Il muro”, che ritrae dei ragazzini intenti a giocare con alcuni pezzi del muro di Berlino, alternandosi tra lanci di pietre e corse in monopattino. Paesi diversi, a volte perfino non confinanti geograficamente, ma sempre pezzi di uno stesso mondo. Grazie allo sguardo di Henri Cartier Bresson il grande puzzle dell’Europa ha preso vita.


PH copertina: ARTS Life

 

Category: Fotografia

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