Consigli di fotografia: Marco Garofalo e il reportage di viaggio
Ti è mai capitato di trovarti davanti a una fotografia e di emozionarti così tanto, da sentirti parte della scena?
La fotografia è uno dei campi dell’arte che preferiamo e che più ci fa sognare. Quando passeggiamo attraverso le sale di una mostra, accompagnate ad esempio dalle foto di Steve McCurry o di Sarah Moon, ci catapultiamo all’istante in un mondo fatto di colori, viaggi, suoni, profumi e sguardi. La fotografia ci fa evadere dal mondo, portandoci in altri paesi ed epoche. Come già sapete siamo amanti di ogni aspetto della fotografia: dalla mobile photography, alla street, dal cibo ai reportage di viaggio. Per questo motivo abbiamo deciso di condividere con te il più possibile di questo fantastico mondo, iniziando una nuova rubrica sui consigli di fotografia. Però non saremo noi a darti questi consigli, saranno fotografi professionisti, storyteller, foto reporter che viaggiano in tutto il mondo per leggere il mondo stesso e comunicarlo. Vogliamo darti una piccola guida per approcciarti a questo mondo, sia dal punto di vista tecnico, che artistico e concettuale. Se alla fine saremo riuscite a farti venire voglia di prendere una macchina fotografica e scattare almeno una foto, bè l’obiettivo sarà raggiunto! 😉
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Iniziamo i nostri consigli di fotografia con un foto reporter professionista, che abbiamo scoperto tramite un corso del Touring Club Italiano: Marco Garofalo, con cui abbiamo avuto il piacere di parlare pochi giorni prima della sua partenza per la Liberia. Marco è una persona molto spontanea ed empatica: in pochi minuti ci è sembrato di condividere con lui pensieri ed emozioni che si condividono solo con chi si conosce da anni! Ma andiamo con ordine e chiediamo a Marco quando è iniziato tutto e come è arrivato a essere il foto reporter che è oggi:
Ho iniziato a 15 anni frequentando il corso di fotografia alle superiori, era l’ora alternativa alla religione! Il mio prof. era anche uno stampatore così ho iniziato lavorando nella camera oscura. La cosa mi ha appassionato sempre di più, fino a che a 19 anni mi sono lanciato nel mondo della moda come assistente e poi come fotografo. Un mondo interessante per un ragazzo giovane, ma dopo diverso tempo anche piuttosto noioso. Così dopo 5 anni ho conosciuto alcuni reporter di viaggio e di guerra e ho capito che la mia strada doveva essere quella. Sono partito per alcuni viaggi in solitaria, alcuni amici mi regalavano le pellicole per scattare, durante l’anno lavoravo duramente per potermi pagare quei viaggi. Ho fatto anche 2 anni di scuola di giornalismo a Londra, poi sono tornato in Italia, ho iniziato come assistente per una scuola di fotografia, fino a che a 25 anni ho iniziato la mia carriera di foto reporter. Ho fatto 5-6 anni nell’agenzia Grazia Neri e oggi sono un freelance con un mio studio a Milano.
L’approccio alla fotografia può venire quindi in diversi modi: puoi iniziare lavorando, puoi iniziare iscrivendoti a un corso o puoi fare entrambi, non esiste una strada giusta da percorrere. Per questo abbiamo chiesto a Marco come può un ragazzo giovane approcciarsi alla fotografia e se frequentare un corso o una scuola sia un requisito fondamentale per diventare fotografo professionista.
Io ho iniziato lavorando, solo dopo ho fatto una scuola di giornalismo. Penso che l’importante sia iniziare da una parte o dall’altra, ma iniziare. Poi ognuno percorre la propria strada in base anche alle capacità economiche che si hanno. Per me gli ingredienti fondamentali per diventare fotografo sono: tanta perseveranza, tanto lavoro, sviluppare una propria sensibilità e non cercare subito l’autorialità. Prima è necessario sperimentare, sviluppare un processo mentale e una sensibilità che ti permettano infine di eseguire lo scatto, il quale non è altro che l’ultima parte del processo. Nel frame si inserisce tutto questo, non è solo una questione di attrezzatura, ma di processi che ti portano a maturare il tuo stile.
In realtà, abbiamo trovato molti punti di contatto con il nostro lavoro di copywriter e blogger: anche in questo caso è necessario sperimentare, provare, lasciarsi trasportare da processi mentali che ti portano in seguito ad avere un tuo stile. Abbiamo sempre creduto che scrittura e fotografia fossero due mondi molto simili e con numerosi punti di unione, ma abbiamo voluto chiedere questa cosa a Marco, che da foto reporter professionista, ci ha dato la sua lettura:
Credo che il rapporto tra fotografia e scrittura si possa esemplificare in questo semplice concetto (citando Julio Cortazar): la differenza tra racconto e romanzo è uguale a quella tra la fotografia e il cinema. Nel racconto, così come nella foto hai poco tempo e devi vincere per KO, nel senso che devi arrivare subito al pubblico, in modo immediato. Il cinema e il romanzo invece vincono per punti, hanno più tempo per arrivare al proprio pubblico. I fotografi, così come chi scrive racconti, devono avere il dono della sintesi e questo si ha solo se si sviluppa una certa sensibilità, in quanto la sintesi guarda certamente all’esterno, ma è anche una fotografia del proprio interno.
@Marco Garofalo
Quindi la domanda che ci poniamo ora è, qual è la differenza principale tra il mestiere del fotografo e quello del giornalista?
Ho imparato a capire la differenza viaggiando con giornalisti: abbiamo percezioni del tempo molto diverse. I fotografi hanno bisogno di più tempo per stringere relazioni con il luogo e con le sue persone, inoltre lasciamo più spazio all’imprevisto e allo stupore. I giornalisti di solito studiano prima di raggiungere un luogo, si preparano le domande e sono già consapevoli, tanto che spesso mi è capitato di viaggiare con giornalisti che cercavano solo conferme a quanto già avevano elaborato. Al fotografo serve molto tempo perchè la domanda che ci dobbiamo porre ogni volta è: cosa voglio che pensi la gente quando guarda la mia foto? Che sia una bella foto? La bellezza non è banalizzante, non dobbiamo pensare che il concetto di bella immagine sia riduttivo, anzi! Se il pubblico pensa che sia una bella immagine, significa che l’immagine funziona e quindi il fotografo ha raggiunto il suo obiettivo.
@Marco Garofalo
Il tempo è un prezioso amico per ogni professionista del racconto, forse sarà capitato anche a te di arrivare in un paese nuovo e di essere sopraffatto da tutto: colori, luci, suoni, profumi (o odori), gente e di non capire bene che direzione prendere. Per questo non è sempre facile razionalizzare e mettere ordine alle cose, in primis alla propria mente. Così abbiamo chiesto come avviene la scelta dei suoi soggetti:
La scelta dei soggetti avviene in due modi: il committente ti dà indicazioni precise su cosa fotografare, oppure lo scegli tu in autonomia. Se sei un foto reporter professionista e le agenzie conoscono bene il tuo lavoro, è più probabile che ti contattino perché vogliono i tuoi scatti e quindi ti lasciano più autonomia. Io ad esempio lavoro molto tra Milano e l’Africa e ultimamente mi sono avvicinato alle case editrici realizzando alcuni progetti legati alla letteratura, per citarne uno, quello con il poeta svizzero Fabio Pusterla, in cui ho reinterpretato le sue poesie attraverso la fotografia. Credo che tutto il senso dei soggetti delle foto si racchiuda nel contrasto tra superficie e profondità: tutta la profondità dell’autore si nasconde nella fotografia che a livello materiale è una superficie.
@Marco Garofalo
Ma passiamo ora ad alcune informazioni più tecniche per chi volesse avvicinarci al mondo della fotografia, abbiamo chiesto a Marco se si possa vivere di sola fotografia e quali sono le principali doti che servono per fare il fotografo?
Certo che si può vivere di sola fotografia, ora però è più difficile rispetto a prima, ci vuole molto tempo come in tutte le professioni artistiche, soprattutto è necessario sviluppare una certa affidabilità, che ti permette di essere riconosciuto come professionista. Quando tengo i corsi per i ragazzi, la prima cosa che dico sempre è che ci vuole calma. La calma è la chiave di tutto, se perdi questa e la lucidità, non riesci a fare foto. Oltre a questo ovviamente è necessaria un bel po’ di curiosità.
Per concludere, cerchiamo di conoscere Marco attraverso alcune letture che consiglierebbe a chi si vuole avvicinare alla fotografia e attraverso un fotografo che gli ha cambiato la vita:
Non consiglierei un libro tecnico sulla fotografia, piuttosto consiglierei il Giovane Holden, ma anche alcune letture di Italo Calvino che scrisse sul Corriere in merito alla fotografia. Inoltre consiglierei di leggere romanzi storici legati a un luogo, su cui poi costruire il tuo lavoro, approcciandosi anche con diversi punti di vista. Infine consiglierei la lettera di George Rodger, fotografo della Magnum che risponde al figlio Jonathan. Mentre se mi chiedete di un fotografo, vi direi Bruce Gilden per la forza e l’istintività dei suoi ritratti, ma anche Tony Ray Jones, a cui mi ispiro per l’ordine della scena, anche se lui aveva la grande capacità di mettere insieme soggetti che non avevano nulla in comune.
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Una chiacchierata davvero interessante, che ci ha fatto fare due timidi passi nel mondo dei foto reporter professionisti, ma che ci ha aperto un mondo anche sul raccontare la realtà che ci circonda. E voi? Vi è venuta voglia di prendere la macchina e scattare!?
PH copertina: Marco Garofalo
Certo che mi è venuta voglia di prendere la macchina fotografica e scattare! Seguirò con molto interesse la vostra rubrica perché io sono veramente negata in questo campo, per cui i vostri consigli mi saranno molto utili!
Grazie e buon anno 🙂
Ma che bello, non sai quanto siamo felici che questa rubrica ti possa essere utile 🙂 se poi ti appassionerai alla fotografia, sareno curiose di vedere i tuoi scatti! 😀
a presto!
bellissima rubrica e ottimi consigli
Siamo contente che ti sia piaciuta Andre! A breve uscirà una nuova intervista, non perderla mi raccomando <3 😉
certo