Oslo, capitale dell’arte e dell’architettura
Oslo è una città che racchiude il binomio perfetto arte e architettura, ma non me ne sono accorta subito. Dopo quasi cinque ore di viaggio in treno da Stoccolma, Oslo mi è sembrata l’emblema del caos calmo: un turbinio di volti e odori, voci e movenze che si agitano in modo ovattato. I primi momenti sono stati difficili: lasciavo Stoccolma con un grande dispiacere ed ero arrivata in una città per nulla accogliente e molto difficile da interpretare.
Oslo non ti svela la sua chiave di lettura; bisogna andare per tentativi. Il centro, principalmente la zona vicino alla stazione, è invasa da turisti frettolosi e zingari che tentano di venderti libri e opuscoli di ogni sorta, ubriachi in equilibrio precario e uomini in giacca e cravatta dallo sguardo impenetrabile. I norvegesi sono come gli svedesi: se qualcuno ti ha mai detto una cosa del genere sappi che ti ha mentito. Non condividono nulla, tanto meno il modo di atteggiarsi. Lo ammetto: la mia prima reazione è stata quella di rimpiangere Stoccolma. Ma credo sia umano: quando ti trovi bene in un luogo diventi poco obiettivo verso quelli che visiti dopo. L’importante in questi casi è non badare alle prime impressioni o meglio, non lasciarsi andare alle prime impressioni. Così ho camminato, dirigendomi verso un luogo che mi ero prefissata di vedere da tempo: il Teatro dell’Opera.
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Disegnato dal famoso studio norvegese Snøhetta e inaugurato nel 2008, il Teatro dell’Opera vanta una struttura affascinante e all’avanguardia. Dall’esterno, la caratteristica più spettacolare è il tetto di marmo a spiovente che si eleva direttamente dall’Oslofjord, permettendo ai visitatori di godersi una passeggiata con vista sulla città. Una sorta di discesa sul mare del Nord regala la possibilità di rilassarsi con una pausa pranzo senza precedenti, in un luogo che sa coniugare le meraviglie della natura alle meraviglie dell’uomo. Questa visita mi ha rigenerata e da lì il mio rapporto con Oslo è finalmente decollato, fino a raggiungere vette di amore puro. Dal mercato dei fiori ai ristorantini caratteristici, senza dimenticare l’incredibile cattedrale che ospitava un concerto di musica jazz. Ciò che però mi ha completamente conquistata è stato il quartiere vicino al porto, Tjvuholmen. Nemmeno a New York ho mai avuto modo di vedere un quartiere tanto all’avanguardia dal punto di vista architettonico: gallerie d’arte e ristoranti prendevano vita lungo canali interni, rievocando una sorta di Venezia del futuro.
In questo quartiere, già meritevole di una visita per la sua bellezza e la sua particolarità, risiede anche il Museo d’arte costruito da Renzo Piano nel 2012. Il museo Astrup Fearnley ospita la Astrup Fearnley Collection, una collezione di arte moderna e contemporanea annoverata tra le più significative del suo genere nel Nord Europa. Concentrandosi sull’acquisizione di opere singolari e significative e sulla realizzazione di mostre temporanee innovative, questo museo è una tappa obbligata per qualunque appassionato d’arte. L’ingresso è di 100 nok, quasi 11 euro, ma per gli studenti è compresa una riduzione quasi del 50%. Il museo è composto da tre padiglioni che si trovano sotto lo stesso tetto in vetro che ha la forma di una vela. L’edificio richiama al suo ambiente marittimo anche in altri modi: colonne di cavi d`acciaio intrecciate rispecchiano gli alberi delle barche a vela nel porto vicino, mentre il rivestimento grigio argento dell’edificio ricorda le intemperie del mare.
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Al di là del discorso artistico, di cui ti parlerò a breve, ci tengo a sottolineare una cosa: la bellezza sorprendente di questo museo e di questo quartiere risiede nel fatto che natura e architettura si fondano in modo perfetto e a tal proposito ti consiglio di leggere l’articolo di Anastasia, che ha raccontato nel dettaglio le bellezze naturalistiche di questa città. Palazzi avveniristici si intrecciano al mare del Nord e a parchi verde smeraldo, ricreando un Eden a misura d’uomo. Lo stesso museo è stato all’altezza delle aspettative: le sale bianche sono lo sfondo perfetto per opere che spaziano dalla fotografia alla scultura. La collezione permanente non è da meno: opere di Damien Hirst e di Jeff Koons, di Takashi Murakami e Paul Chan. Gli spazi sono ampi e gli allestimenti curati: nulla da invidiare ai grandi musei statunitensi. E il panorama dalla terrazza mozzafiato; anche se non ami l’arte, ti prego, non perderti questo museo!
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Conclusa la visita, volevo solo immergermi nella splendida natura norvegese, così il passo successivo è stato prendere il traghetto e raggiungere la vicinissima isola di Hovedoya, a soli cinque minuti da Oslo. Il biglietto è compreso nell’abbonamento ai mezzi pubblici, che ti consiglio di fare, e in men che non si dica ti godrai la natura in tutta la sua bellezza. Hovedoya mi ha incantata: il mare del Nord e il verde rigoglioso dei prati e degli alberi sono meglio di un unguento per le gambe stanche. E una birra fresca fa il resto. Il capoluogo norvegese è questo: un concentrato di umanità e natura, di caos calmo e delirio. Non svela subito la sua chiave di lettura, ma si scopre poco a poco. Oslo è l’imprevisto che irrompe sulla tua strada, ma come diceva il grande maestro della poesia italiana Eugenio Montale, l’imprevisto è la sola speranza.
foto bellissime!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Un posto stupendo!
Oslo e veramente bello dal punto di vista architettonico!!!!!!!!!!!!!!!
Il distretto di Tjuvholmen è veramente eccezionale!