Può un ecomostro diventare arte? Visita al mostro di Casalecchio di Reno

Uno degli aspetti che più amiamo dell’arte urbana è il fatto che sia capace di dare nuova vita a spazi ormai dimenticati da tutti. Per questo motivo, abbiamo approfittato di un giorno di ferie, per scoprire un non luogo che da mesi volevamo “conoscere”: il mostro di Casalecchio di Reno, ti dice qualcosa? Insieme ai nostri amici Alice e Diego, abbiamo improvvisato questa gita un po’ diversa dal solito, armati solo di scarpe da ginnastica comode e macchina fotografica: sei pronto a leggere il nostro racconto e fare amicizia con questa bizzarra creatura ad otto piani? Partiamo insieme!

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mostro di casalecchio di reno dettaglio

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La storia del mostro di Casalecchio di Reno

Il mostro di Casalecchio di Reno è conosciuto bene da tutti gli abitanti di Bologna e provincia, ma non solo: anche io e Anastasia da parecchio tempo, dopo aver visto sui social alcune foto che lo ritraevano, abbiamo capito di voler visitare questa struttura completamente abbandonata. Le sue origini risalgono al 1958, anno in cui sono iniziati i lavori di realizzazione ad opera degli architetti bolognesi Umberto Daini, Nevio Parmeggiani e Glauco Gresleri: all’epoca era ritenuto un buon esempio di opera ispirata a Le Corbusier. Il merito degli architetti infatti era quello di essere riusciti a rendere poco invadente questo parallelepipedo di otto piani in cemento armato, costruito su una splendida collina che è di fronte al celebre Colle di San Luca.

mostro di casalecchio di reno 8 piano

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In origine questa architettura si sarebbe dovuta trasformare nel seminario dei Padri passionisti, religiosi che vivono in un convento vicino, ma a causa di una crisi di vocazione molto profonda i lavori sono stati interrotti. Da allora ci sono stati numerosi tentativi di vendita e progetti di riconversione prima come scuola e poi come hotel: il risultato qual è stato? Oggi questa struttura completamente abbandonata viene semi nascosta proprio dagli alberi cresciuti spontanei tutt’intorno e a ridosso dello scheletro in cemento, quasi a proteggerlo come vittima del settore delle costruzioni che non è affatto nuovo al problema delle opere incompiute in Italia.

Se fino al 2014 si parlava di abbatterlo, in realtà nel 2019 il mostro di Casalecchio di Reno è ancora qui e sono tantissime le persone che si sono affezionate a questa struttura apparentemente senza vita.

Visita al mostro di Casalecchio di Reno

Quando si decide di visitare posti come questi è importante essere preparati: un cancello e una rete sono a protezione di questo spazio in Via Belvedere, imponendo a gran voce il divieto di ingresso. Noi però abbiamo deciso di avvicinarci comunque a questo ecomostro e, armati di prudenza e desiderio di scoperta, siamo riusciti ad arrivare al piano terra. Prima di raccontarti le nostre impressioni ci teniamo a fare un piccolo preambolo: l’attenzione in questi posti è fondamentale, esattamente come la scelta di un paio di scarpe comode. La struttura in questione non è mai stata finita quindi alcuni muri esterni presentano dei crolli e le scale vanno percorse con calma e stando attenti a non scivolare a causa dei pezzi di intonaco e dei calcinacci.

Un’altra cosa importante: a differenza di altri luoghi, come le Reggiane, qui non abbiamo incontrato nessuno se non ragazzini che venivano a fare skateboard e divertirsi, quindi non aver paura di quello che si legge su cerimonie sataniche e altre cose. (Noi lo abbiamo visitato in piena mattina e non abbiamo avuto nessun problema, sulla sera e la notte però non abbiamo esperienza diretta)

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mostro di casalecchio di reno natura

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Superata questa prima fase, ciò che più ci ha colpito è stato il dialogo tra la struttura e la natura circostante, che esplode quasi a sua protezione, regalando un panorama indimenticabile sulle colline bolognesi. Gli 8 piani dell’ecomostro ospitano tutti graffiti, più o meno apprezzabili, e opere di street art, come il fenicottero rosa all’ottavo piano che è quello che più ci ha attirate. Un non luogo che doveva essere dimenticato e invece è entrato nei cuori di tantissime persone, prestando i suoi muri a tentativi di arte e a nuovi linguaggi non sempre riusciti.

Può un ecomostro diventare arte?

Conclusa la nostra visita, ci siamo inevitabilmente poste la domanda se un economostro possa o meno diventare arte. Se in Italia venissero ridotte le opere incompiute e iniziassimo a prenderci cura delle strutture già esistenti, invece che crearne di nuove, sarebbe possibile raggiungere nuovi traguardi. Il mostro di Casalecchio di Reno è una struttura enorme e ormai molto rovinata, ma ci sono moltissimi non luoghi lasciati nel dimenticatoio che invece potrebbero rinascere a nuova vita. Noi non sappiamo quale sarà il destino di questo colosso di cemento nascosto tra gli alberi, ma quello che è certo è che non dimenticheremo mai questa giornata tra muri scrostati, messaggi scritti da sconosciuti e piccoli cimeli d’arte.

 

2 commenti su “Può un ecomostro diventare arte? Visita al mostro di Casalecchio di Reno

  1. Alex64 ha detto:

    Al netto del fatto che questo stabile andrebbe comunque abbattuto, il vandalismo è violenza, no arte; i Writers sono soggetti violenti che deturpano il bene comune. La violenza sta nell’imposizione alla comunità di ciò che per loro – e solo per loro – è arte. L’arte non ha bisogno di imporsi per essere accettata, nel momento in cui è imposta, smette di essere arte.

    1. Anastasia Fontanesi ha detto:

      Buongiorno Alex, grazie per il suo commento che è sicuramente ricco di spunti di riflessione. Siamo sempre aperte ad ascoltare pareri anche opposti ai nostri. Affermare però che i writers (tutti) siano esclusivamente vandali e violenti, è eccessivo e fuorviante. Forse si riferisce a chi fa tag nei luoghi pubblici? Ci sono tantissimi writer che sono a tutti gli effetti artisti per lo studio che fanno delle lettere e delle forme. Non può essere considerata arte solo quella figurativa e non può essere considerata arte solo quella dentro ai musei (nostra opinione).

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