Parco d’Arte Sandretto Re Rebaudengo a Guarene

Quando arte e natura si incontrano inizia la nostra dimensione.

Questa è una delle frasi che più rappresenta la nostra idea di viaggio: nel tempo abbiamo colto la potenza che l’arte può avere sulla quotidianità delle persone e di conseguenza abbiamo riflettuto sull’urgenza di fruire di arte pubblica.

Per questo siamo state entusiaste di scoprire un nuovo tempio dell’arte contemporanea non in una metropoli, ma in un borgo del Roero, in Piemonte.

Parliamo del Parco d’Arte Sandretto Re Rebaudengo, sulla collina di San Licerio, nel comune piemontese di Guarene. Qui si possono ammirare straordinarie opere permanenti di grandi dimensioni di alcuni degli artisti contemporanei più interessanti del panorama internazionale. E non serve pagare un ticket per godere di tutta questa meraviglia!

Qui ti raccontiamo il Parco, le opere e la nostra visita (qui sotto invece trovi il video che abbiamo realizzato sul parco!)

Parco d’Arte Sandretto Re Rebaudengo: informazioni utili

Questo parco è un inno all’armonia perché le opere d’arte dialogano con la natura e tutto si muove seguendo un equilibrio che viene percepito anche dal visitatore. È stato progettato dagli architetti paesaggisti Lorenzo Rebediani e Vera Scaccabarozzi e si ispira ai campi, con i loro mosaici naturali composti da noccioleti e vigneti.

Un aspetto centrale riguarda la collocazione delle opere che non è affatto casuale, ma crea un percorso che traccia un orientamento per il visitatore, accompagnandolo verso la scoperta di un determinato punto di vista. Passeggiando tra un’opera e un’altra ci si può immergere in modo differente nei meandri della natura ed osservare dettagli che fino ad un attimo prima erano impercettibili: il Parco d’Arte Sandretto Re Rebaudengo insegna un nuovo modo di osservare, destinato ad evolvere ad ogni passo.

Si tratta a tutti gli effetti di un museo a cielo aperto ed è visitabile tutti i giorni dalle 8 alle 22: per i visitatori è previsto un comodo parcheggio all’ingresso del parco.

Il Parco è della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo le cui sedi sono Palazzo Re Rebaudengo a Guarene e a Torino in via Modane 16.

Leggi anche: Itinerario di viaggio alla scoperta dell’arte tra Langhe e Roero

parco d'arte sandretto re rebaudengo guarene
@Travel on Art

Le opere d’arte del Parco d’Arte Sandretto Re Rebaudengo

Il Parco d’Arte Sandretto Re Rebaudengo custodisce al momento 9 opere: ora approfondiamo insieme ogni singolo intervento e il suo legame con la natura.

Rise di Marguerite Humeau

Rise è una di quelle opere che ristabiliscono le giuste proporzioni tra l’essere umano, l’arte e la natura.

Realizzata da Marguerite Humeau appositamente per il parco d’arte, si sviluppa sulla sommità della collina di San Licerio, accanto alle vigne di uve Nebbiolo. Se dovessimo usare un termine per descriverla sarebbe “magnetica” e ora ti sveliamo perché. È stata realizzata con una fusione di alluminio ed è stato applicato alla fine un trattamento di olio protettivo e pigmenti colorati che le garantiscono un potere cangiante.

Dal modulo centrale si sviluppano dei macroscopici fiori di vite maschili e femminili che si muovono verso il cielo, giocando con la luce in modo perfettamente armonico. Rise si mostra in tutta la sua grandezza, invitandoci ad immaginare che cosa si nasconde tra questi intrecci: amore o violenza?

Noi abbiamo avuto la fortuna di poter vedere l’opera evolvere con la luce del sole e al tramonto regala un’esperienza indimenticabile di contemplazione e silenzio.

parco d'arte sandretto re rebaudengo opera rise
@Travel on Art, opera Rise Marguerite Humeau

Vehicle di Carsten Höller

Chi non ha sognato almeno una volta di salire su un veicolo immaginario e partire verso una destinazione sconosciuta?

Carsten Höller indaga l’essere umano come pochi e l’opera Vehicle è una porta da spalancare per riscoprire la nostra fantasia. La sua opera, realizzata con alluminio, plastica, fibra di vetro, corda e 10 camicie, evoca la ruota di un mulino ad acqua ed è anche una vela, pronta a navigare con il vento, intrappolato tra le camice stese. Al centro non può mancare il seggiolino del pilota: siamo pronti a prendere il comando? Ad ognuno la sua risposta.

Cypress Reds e Cypress Violets di Mark Handforth

Qual è l’elemento che non può mancare in una promenade? Le panchine.

Ci ha pensato Mark Handforth quando ha concepito due grandi panchine in legno. Quel legno però ha una storia speciale: le tavole sono state ricavate infatti dal tronco di un cipresso cresciuto sulla collina di San Licerio e caduto per invecchiamento fisiologico. Come ha spiegato poeticamente l’artista, la forma naturale del legno può parlare: e quando ti siedi su una di queste panchine, la sinergia tra arte e natura esplode perché siamo noi l’elemento che serviva per completare a pieno la scultura.

Passaggio d’acqua di Stefano Boeri

Non lasciarti trarre in inganno dall’esteriorirà di un’opera d’arte perché spesso basta un unico passo in più per coglierne un significato del tutto inaspettato. Questo è quello che potrebbe accaderti con Passaggio d’acqua, un arco di acciaio alto circa 15metri che dopo una circonvoluzione di 270 gradi torna a tuffarsi nel basamento in cemento che lo sorregge. 

Questa installazione di Stefano Boeri è stata progettata nel 2000, ispirata ai racconti dei migranti che in quegli anni cominciavano ad attraversare il Mediterraneo. Se ti avvicini infatti inizierai a sentire dei rumori, prima dell’acqua e poi delle parole: sono le voci e le storie che accompagnano il viaggio dei clandestini curdi che attraversano il mare per approdare sulle coste italiane.

Una doccia che si inserisce nel contesto paesaggistico in modo armonico, quasi ricreando un oblò che questa volta non si affaccia sul mare, ma sulle colline del Roero. Ti consigliamo di concederti il giusto tempo per ascoltare: siediti vicino all’opera e affidati a lei.

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@Travel on Art, Passaggio d’Acqua di Stefano Boeri

Trashstones di Wilhelm Mundt

Al Parco d’Arte Sandretto Re Rebaudengo puoi ammirare uno degli esemplari di Trashstones, il ciclo di lavori cult di Wilhem Mundt, perfettamente integrato nel contesto, quasi come se fosse un guardiano silenzioso. Questa scultura biomorfica dalle tonalità minerali è stata realizzata raccogliendo e riciclando i rifiuti prodotti dall’artista nel suo studio di scultore: scarti di legno, materiale plastico, imballaggi. Oggi sono molti gli artisti che hanno fatto del riciclo una parte importante del proprio lavoro, ma nel 1991 non era affatto così scontato.

The Terminal Outpost di Ludovica Carbotta

La ricerca artistica di Ludovica Carbotta si sviluppa intorno al contesto urbano e alle relazioni che instaurano le persone. Qui ha realizzato una torre di guardia capovolta: si tratta dell’avamposto di Monowe, una città immaginaria concepita dall’artista per essere abitata solo da una persona. Le sue architetture inventate appaiono nei luoghi reali e in contesti di fantasia. Posizionata ai piedi della collina di San Licerio apre ad un nuovo punto di vista, accompagnandoci in nuovi scenari mentali.

Flat Earth Visa di Paul Kneale

Quando tutto è iniziato nel 2019 è stato con Flat Earth Visa, un’installazione site specific pensata proprio per la Collina di San Licerio. È composta da due sculture: tre antenne paraboliche rivolte verso il cielo e una serie di recinzioni fuse in acciaio, realizzate a partire da una serie di fotografie che l’artista Paul Kneale ha scattato con il suo iPhone. Queste immagini sono state convertite in file CNC e sono state successivamente prodotte attraverso un processo industriale di lavorazione dell’acciaio.

Può un processo digitale tradursi in un oggetto scultoreo?

Kneale ci dimostra di sì: con la prima scultura ha creato una forma che evoca i satelliti e le stazioni a terra delle telecomunicazioni, mentre con la seconda ha trasformato in presenza le immagini digitali. Se vuoi entrare a contatto con l’esplosività di quest’opera, devi aspettare il tramonto, quando le sculture prendono vita illuminandosi di rosso.

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@Travel on Art, Flat Earth Visa di Paul Kneale

Affioramenti di Manuele Cerutti

Non esiste campagna senza un’edicola votiva e proprio qui, in questa architettura spontanea per la protezione del raccolto, Manuele Cerutti è stato invitato per realizzare un’icona. Nel dipinto a olio su rame, spiccano sei personaggi maschili raffigurati mentre eseguono una coreografia senza tempo.

Colonna per uno Stilita di Stefano Arienti

Che cosa ci fa una colonna in un parco?

Questa installazione site specific di Stefano Arienti, si ispira all’omonima scultura che è stata realizzata nel 1996. È costituita da una colonna in metallo e vetroresina e allude ad un celebre mediometraggio del 1964 di Luis Buñuel, che aveva come protagonista un monaco stilita impegnato a resistere alle tentazioni del deserto.

5 motivi per cui visitare il Parco d’Arte Sandretto Re Rebaudengo

Il Parco d’Arte Sandretto Re Rebaudengo è un luogo incantato in cui il silenzio ti accompagna lungo tutto il percorso e l’arte e la natura si plasmano a vicenda. Dopo averti raccontato quali sono le opere che potrai visitare, vogliamo condividere con te 5 personali motivi per cui ti consigliamo di visitare questo museo a cielo aperto:

  • Guarene è un borgo del Roero che, con le Langhe e il Monferrato fanno parte del Patrimonio Mondiale dell’Unesco: i paesaggi che puoi ammirare qui sono tra i più affascinanti del Nord Italia;
  • chi lo dice che per fruire l’arte contemporanea sia necessario recarsi solo nelle grandi città? Sono stati tantissimi i borghi che hanno scelto di investire sull’arte per affermarsi come nuove destinazioni turistiche, sostenibili, consapevoli e destagionalizzate, alternative a quelle inflazionate e noi siamo felici di averne visitati tanti in questi ultimi due anni;
  • le selezione delle opere e la loro posizione non è casuale, ma contribuiscono a creare un percorso di visita realmente immersivo e consapevole. Qui puoi trascorrere ore per vedere come il sole interviene sulle installazioni plasmandole a sua immagine e somiglianza. Al Parco d’Arte Sandretto Re Rebaudengo possiamo riappropriarci di una dimensione contemplativa ormai sempre più rara;
  • qui non c’è un ticket da pagare, ma l’arte viene messa al servizio delle persone affinchè possano coltivare la loro immaginazione e la loro curiosità;
  • abbiamo sempre più bisogno di ritrovare una dimensione umana, in cui i ritmi siano più lenti, gli spazi ampi e la natura alla nostra portata. Questo parco d’arte possiede tutti questi elementi e ci viene in soccorso quando l’arte da sola non basta.

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