BOOMing Contemporary Art Show: perché è un evento necessario

Il 2020 è stato il primo anno per la fiera d’arte contemporanea BOOMing Contemporary Art Show, ospitata all’interno dello spazio DumBO di Bologna. È stato uno degli eventi più importanti dell’Art Week bolognese e, pur essendo alla sua prima edizione, è sembrato a tutti gli effetti un format già affermato

A questo punto ti chiederai, ma insieme ad Arte Fiera, Paratissima e tanti altri eventi collaterali della settimana dell’arte di Bologna, si sentiva davvero il bisogno di creare una nuova fiera d’arte contemporanea?

La risposta è sì, non solo per quelli che come noi non possono fare a meno dell’arte, ma perché si tratta di un format innovativo, fresco e che rende gli spettatori sempre più coinvolti. Noi l’abbiamo visitata e in questo articolo proviamo a spiegarti perché tutti ne sentivamo davvero il bisogno.

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Con BOOMing l’arte è “emergente” 

I due temi di BOOMing 2020 sono stati “emergenza” e “femminismi”, suddivisi in due sezioni:

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  • Main Section – con massimo 3 artisti per ciascuna galleria, che hanno affrontato il tema dell’emergenza attraverso diversi linguaggi espressivi, in particolare l’emergenza ambientale e la fragilità del pianeta;
  • il Solo Show – dedicato ai femminismi, quindi le donne come protagoniste del sistema dell’arte e le questioni di genere che attraversano diversi approcci e ambiti spazio-temporali. A tirare le fila di questa sezione non poteva che esserci Letizia Battaglia, con una selezione dei suoi scatti più emozionanti che ritraggono le donne.

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Il concetto di emergenza quindi non è rivolto ad una mera questione anagrafica, quanto piuttosto alla necessità di tirare fuori ed esprimere tematiche che rappresentano un’urgenza rispetto alla società attuale e al mondo dell’arte.

Però di fatto, erano anche numerosi gli artisti anagraficamente emergenti, cioè che non si trovano tra i padiglioni di Arte Fiera e che non fanno parte in prima persona del sistema dell’arte, ritrovandoli piuttosto tra i muri scrostati delle città, tra gli edifici abbandonati e tra le pagine di libri illustrati. Una delle cose che più abbiamo amato di BOOMing è stata la presenza di diversi linguaggi artistici, senza confini: tanti street artist, illustratori, ma anche scultori, fotografi, pittori e creativi.

Perché abbiamo bisogno di più BOOMing?

Ma ora veniamo a noi: perché abbiamo bisogno di più BOOMing nel mondo dell’arte?

Proviamo a spiegartelo con le nostre parole. In fiera erano presenti 31 gallerie d’arte contemporanea, per circa 100 artisti rappresentati. Tra le più interessanti, non possiamo non citare:

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  • Magazzeno Art Gallery di Ravenna che ha portato opere di NemO’s, Camilla Falsini, Laurina Paperina e altri street artists;
  • Galleria Wikiarte di Bologna con le straordinarie sculture di Michele Liparesi;
  • Yoruba: diffusione arte contemporanea di Ferrara con le opere di Giorgia Mascitti;
  • BiBox Art Space di Biella con le installazioni di Silvia Levenson;
  • Eggers Lab di Torino con le illustrazioni di Chiara Fucà;
  • Vicolo Folletto Art Factories con il Collettivo FX.

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Le gallerie hanno colto la possibilità di portare in fiera linguaggi espressivi che vanno oltre i canoni tradizionali imposti dal mercato dell’arte contemporanea, sicuramente dal carattere più urbano e possiamo dire anche, democratico.

Ma ciò che ci ha più impressionato (in positivo) di BOOMing è stata l’apertura dei galleristi e talvolta anche degli artisti, se presenti in fiera, verso i visitatori. Se normalmente nelle fiere di arte contemporanea siamo abituati a sentirci come ospiti a volte anche poco desiderati, perché magari non siamo i primissimi acquirenti di opere di Basquiat, Haring o Fontana, qui invece si percepiva proprio l’urgenza espressiva dei galleristi che facevano sentire i visitatori pienamente coinvolti, raccontando le opere e il loro processo creativo. E sapete cosa? A BOOMing ci è venuta voglia di acquistare.

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Una riattivazione del mercato dell’arte, fatto di relazioni, di marketing “delle persone” e di momenti per la condivisione di ciò che tutti noi amiamo: la creatività.

A condire il tutto ci sono state le live performance e fortunatamente, abbiamo avuto la possibilità di assistere al live painting di Kiki Skipi che avevamo già visto a Manufactory e a Vedo a Colori, insieme a Corn79.

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DumBO, uno spazio riqualificato a Bologna

Se ci segui già sul blog e sui nostri social, saprai che siamo delle grandissime fan degli spazi riqualificati: grazie a BOOMing abbiamo avuto l’opportunità di scoprire DumBO, un ex scalo ferroviario situato tra la stazione e il MAMbo. DumBO è l’acronimo di Distretto urbano multifunzionale di Bologna: uno spazio riqualificato attraverso la rigenerazione urbana condivisa. È costituito da una molteplicità di spazi nei quali si svolgono eventi, concerti, mostre, laboratori e convegni.

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Quando l’arte contribuisce a rianimare spazi ed aree urbane abbandonate, coinvolgendo in primis le persone, per noi ha raggiunto il suo scopo: non ci resta che attendere la prossima edizione di BOOMing!

Category: Arte contemporanea

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