Andrea Ravo Mattoni sbarca in Sicilia con un Caravaggio
Andrea Ravo Mattoni è sbarcato in Sicilia, realizzando la quarta tappa del suo progetto dedicato al recupero del classicismo. Come vi avevamo raccontato in questa intervista ad Andrea, il suo obiettivo è rendere l’arte classica un’arte sociale. Servendosi solo di bombolette spray, spesso guardate con pregiudizio, ricrea le opere di alcuni degli artisti italiani più famosi, come Caravaggio. Dopo essere intervenuto a Varese, Milano Malpensa e Olbia, Andrea ha scelto la Sicilia, e in particolare il comune di San Salvatore di Fitalia, in provincia di Messina.
@Andrea Ravo Mattoni
[blockquote text=”Il progetto di questo muro nasce dall’interessamento dell’assessore Francesco Lollo, del comune di San Salvatore di Fitalia, che dopo aver letto un articolo dedicato ai miei lavori, apparso su Repubblica, ha deciso di contattarmi, proponendo un muro del paese adatto a questo genere di intervento di riqualificazione urbana. Il comune di San Salvatore di Fitalia è stato uno dei primi a contattarmi e a credere in questo mio progetto. Si sono da subito dimostrati attenti e particolarmente sensibili a questo genere di operazione, che coinvolge direttamente la popolazione, trattandosi di un muro che si affaccia su una piazza nel centro del paese.” text_color=”” width=”” line_height=”undefined” background_color=”” border_color=”” show_quote_icon=”yes” quote_icon_color=””]
L’idea alla base del progetto di Andrea Ravo Mattoni consiste nel far convergere arte contemporanea e arte classica, creando un contatto diretto tra l’opera e il pubblico. I suoi lavori vengono eseguiti su pareti accessibili da tutti: “Recupero del classicismo contemporaneo” è una sorta di museo a cielo aperto. La scelta di servirsi solo di bombolette spray non è casuale: l’obiettivo è quello di creare un cortocircuito nello spettatore: da strumento di vandalismo, come purtroppo viene considerata da molti, la bomboletta spray si trasforma in un nobile strumento per creare arte. A San Salvatore di Fitalia Andrea ha realizzato un’altra celebre opera di Caravaggio:”Cena di Emmaus“.
@Andrea Ravo Mattoni
[blockquote text=”Un aspetto importante di questo progetto è il fatto che io mi ponga come tramite, quasi come un presentatore di una grande orchestra sinfonica, che in questo caso è la pittura classica italiana. Non voglio creare o aggiungere al tessuto urbano nuove immagini, o mie personali ricerche in ambito figurativo, ma riproporre una sorta di collezione d’arte, che fino ad ora è sempre stata esposta nelle sale dei più grandi musei del mondo. Attraverso questa operazione vorrei far avvicinare e incuriosire più gente possibile a ciò che è l’arte classica. Un altro aspetto importante di questo progetto è il ruolo delle persone: nel momento in cui lavoro, dialogo con tutti coloro che mi si avvicinano, perché questo fa parte del progetto stesso. Nell’istante in cui indossavo la maschera e proseguivo a dipingere, sentivo alle mie spalle signori anziani, donne e addirittura bambini di 10 anni, interessarsi al Caravaggio, scambiarsi opinioni e notizie ricercate la sera prima magari su wikipedia: è proprio in quel momento che io ho raggiunto il mio obiettivo.” text_color=”” width=”” line_height=”undefined” background_color=”” border_color=”” show_quote_icon=”yes” quote_icon_color=””]
@Andrea Ravo Mattoni
Per esprimere al meglio il concetto alla base di questo progetto, Andrea Ravo Mattoni si è servito delle parole di un grande uomo siciliano, Peppino Impastato:
“Se si insegnasse la bellezza alla gente, la si fornirebbe di un’arma contro la rassegnazione, la paura e l’omertà. All’esistenza di orrendi palazzi sorti all’improvviso, con tutto il loro squallore, da operazioni speculative, ci si abitua con pronta facilità, si mettono le tendine alle finestre, le piante sul davanzale, e presto ci si dimentica di come erano quei luoghi prima, ed ogni cosa, per il solo fatto che è così, pare dover essere così da sempre e per sempre. È per questo che bisognerebbe educare la gente alla bellezza: perché in uomini e donne non si insinui più l’abitudine e la rassegnazione ma rimangano sempre vivi la curiosità e lo stupore.”