The Archive of Public Protests: un progetto fotografico di attivismo
Che ruolo ha la fotografia nella società contemporanea?
E il giornalismo?
Come riescono a raccontare gli episodi che si verificano quasi quotidianamente in gran parte del mondo, come proteste pubbliche e manifestazioni?
Abbiamo riflettuto a lungo su questa tema dopo aver parlato, durante il Festival di Fotografia Europea 2023, con alcune persone che compongono il collettivo che ha dato vita a The Archive of Public Protests.
Un archivio che raccoglie le fotografie in un’unica collezione, accessibile e a disposizione di ricercatori, artisti e attivisti e che, come ha spiegato il sociologo polacco Rafal Drozdowski, è a tutti gli effetti uno strumento di studio delle proteste attraverso la loro immagine estetica.
Qui ti raccontiamo la storia del progetto e ti consigliamo di visitare la mostra dedicata a Reggio Emilia, fruibile fino all’11 giugno nella location dei Chiostri di San Pietro nell’ambito del Festival di Fotografia Europea.
Leggi anche: 10 mostre da non perdere a Fotografia Europea 2023
Com’è nato The Archive of Public Protest
The Archive of Public Protest è un collettivo di circa 20 fotografi, scrittori e altre figure professionali e il lavoro consiste nel documentare le proteste che sono avvenute dopo il 2015 in Polonia, a seguito dell’insediamento del partito di Destra Populista.
Ufficialmente è stato istituito nel 2019 da Rafal Milach, fotografo e attivista visivo che abbiamo avuto il piacere di conoscere, e altri 5 fotografi con l’obiettivo di documentare i movimenti di protesta.
È composto quindi da persone il cui lavoro può essere descritto come attivista o artistico. Probabilmente questa è la naturale evoluzione di un’attività giornalistica che oggi più che mai deve sposare l’impegno e la partecipazione.
L’Archivio ha raccolto le tracce visive dell’attivismo sociale, da iniziative che si oppongono a decisioni politiche a manifestazioni a tutela dei diritti umani. Qui troverai decine di scatti che pronunciano all’unisono un grande no contro la misoginia, la xenofobia, l’omofobia e così potremmo proseguire per ore.
La scelta di creare l’archivio dipende da una visione chiara: prolungare il più possibile la vita di queste immagini e di conseguenza poter studiare e analizzare importanti proteste pubbliche contemporanee.
Questo archivio non ha finalità economiche o editoriali, ma mette a disposizione di studiosi, storici e giornalisti una piattaforma digitale e un account Instagram facilmente consultabili.
Il progetto del giornale
Non solo foto: l’archivio si manifesta fisicamente come un giornale, che è stato lanciato per la prima volta nel 2020 con due numeri, uno dei quali incentrato sullo sciopero delle donne.
La pubblicazione vive di alcune delle fotografie più impattanti dell’archivio, combinate con una tipografia audace, un simbolismo codificato e una parte esplicativa testuale.
La scelta di creare il giornale, che è completamente gratuito, ha più obiettivi: in primis creare un canale di distribuzione fisico di alcuni materiali dell’archivio e in secondo di evitare strumentalizzazioni e fake news, attraverso la realizzazione di uno strumento completo e “non manovrabile”.
Noi abbiamo ricevuto l’ultimo numero con un focus sulla Guerra tra Russia e Ucraina e possiamo testimoniare che si tratti di uno strumento davvero potente e destinato a lasciare un segno.
La mostra The Archive of Public Protest a FE 2023
Oltre a poter visitare il sito, c’è l’opportunità concreta e tangibile di fruire di alcuni dei contenuti fotografici dell’Archivio e anche di ricevere una copia dell’ultimo numero del giornale.
Come puoi farlo?
Visitando la mostra The Archive of Public Protest al Festival di Fotografia Europea di Reggio Emilia, fruibile fino all’11 giugno nella cornice dei Chiostri di San Pietro. Noi lo abbiamo fatto e, oltre a rimanere molto colpite dal racconto di Milach, siamo rimaste sensibilmente impressionate dalla visione di questo progetto che ci porta a riflettere sul ruolo della fotografia e del giornalismo contemporanei.
Perché nell’era dei social, in cui tutto corre veloce e la memoria è a breve termine, poter fruire di una risorsa come questa e poter studiare alcune forme di attivismo contemporaneo attraverso video e immagini, è sicuramente uno strumento che può contribuire a mettere a sistema nuovi studi e nuovi movimenti.
Come hanno scritto i founder di The Archive of Public Protest: “Per noi la fotografia è la prova che i fenomeni si sono verificati, ne è una testimonianza o una descrizione, ma le scelte di inquadratura, tempistica e pubblicazione delle fotografie sono soggettive.”
“Una prova di ciò che è accaduto”: in questo momento storico ne abbiamo un infinito bisogno per ricordare, riflettere e prendere posizione.