Reportage fotografici: gli scatti di Don McCullin e Sebastiao Salgado

I reportage fotografici di Don McCullin e Sebastiao Salgado sono un patrimonio umano e sociale di immenso valore. Gli scatti di cui sono stati autori questi due maestri della fotografia in bianco e nero, raccontano la drammaticità quotidiana di alcuni angoli del mondo. Le mani strette intorno alla canna del fucile, immobile, e lo sguardo perso nel vuoto:“Un marine traumatizzato attende di essere evacuato” è la didascalia di una delle fotografie più celebri diDon McCullin. Un fotografo di guerra? Non è cosi che ama essere etichettato il grande maestro londinese.

Il mio scopo è mostrare la vergogna insita nella distruzione di esseri umani che non hanno commesso nessun crimine, non hanno nessuna colpa. Volevo ritrarre la dignità del loro dolore“.

 

reportage fotografici

@Don McCullin

Da sempre amante della pittura, specialmente delle opere di Caravaggio, McCullin non si è mai definito un artista, ma un fotografo. Profondamente rispettoso delle sofferenze dei soggetti da lui immortalati, ha sempre espresso in modo deciso il suo disgusto nei confronti della guerra e delle violenze a cui sono state e continuano ad essere sottoposte milioni di persone negli angoli più oscuri del mondo. Dal degrado dei quartieri londinesi alla complessa realtà di Berlino negli anni ’70, fino ad approdare al conflitto greco – turco cipriota, alle sanguinose guerre in Cambogia e Vietnam, alle epidemie di colera in Bangladesh e alla strage del continente africano martoriato dalla povertà e dall’ Aids

 

reportage fotografici

@Don McCullin

Realtà controverse e lontane dallo sguardo occidentale, troppe volte ottenebrato dalla miriade di manipolazioni politiche e pubblicitarie che ci assediano quotidianamente. Un ritratto dellaguerra privo di fronzoli e stratosferici effetti speciali hollywoodiani, bensì incentrato sul tentativo di rendere la violenza esattamente per quello che è, ovvero un atto disgustosoe ripugnante. La morte, il dolore e la distruzione sono i cardini intorno a cui ha ruotato per anni l’esistenza di McCullin che, a chi gli ha chiesto come sia stato in grado di affrontare queste traumatiche esperienze, ha risposto citando le sue foto raffiguranti nature morte.

Fotografo le nature morte per alleggerirmi dal senso di colpa e responsabilità che mi attanaglia“.

 

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@Don McCullin

Davanti all’immagine di “un malato di Aids con i nipoti”, scattata nel 2000, lo spettatore si ritrova inerme, schiacciato da un peso che non accenna a diminuire. La luce che filtra dalla finestra, in netto contrasto con l’oscurità della stanza, illumina il volto dei tre bambini, intimiditi, ma allo stesso curiosi di capire che cosa sia la macchina fotografica. E il nonno adagiato sul letto, prossimo alla morte, sembra rivolgere a McCullin le sue ultime e intime confessioni. Un’intensità quasi tagliente, che non risparmia neppure l’animo più cinico, dallo sprofondare in un vortice di domande sempre più spesso senza risposta. “Quello che ho sempre cercato di fare: esserci“: è la frase monito che ha guidato McCullin nel suo viaggio.

 

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@Sebastiao Salgado

Sebastiao Salgado è un crocevia di mondi. Avvicinatosi tardi alla realtà fotografica, si è però immediatamente imposto sul panorama internazionale, interessandosi a temi sociali come i diritti dei lavoratori e la povertà. Dopo una formazione universitaria di economista, ha deciso, alla fine di una missione in Africa, di diventare fotografo. Occupandosi soprattutto di reportage fotografici di stampo sociale e umanitario, ha raggiunto il successo con raccolte come quella ambientata nella miniera d’oro della Serra Pelada, in Brasile, documentando un abuso dei diritti umani al di là di ogni limite.

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Salgado scatta fotografie seguendo il modo tradizionale, ovvero servendosi della pellicola in bianco e nero e una fotocamera standard. I suoi progetti, spesso fuori dall’ordinario, sono uno stimolo per guardare il nostro pianeta attraverso sfumature più intense, non lasciandosi distrarre dall’euforia dei colori: da qui la sua scelta del bianco e nero. Dopo un periodo di abbandono delle scene, Salgado è tornato più coinvolgente che mai, con un progetto di ampio respiro. “Genesi”, il titolo della sua mostra in corso a Palazzo Ducale di Genova fino al 26 giugno, racconta la storia del mondo partendo dalle sue origini. Un viaggio fotografico di oltre 200 scatti, in cui natura, animali ed esservi viventi riescono ancora a convivere con l’ambiente circostante.

 

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@Sebastiao Salgado

Dai deserti dell’America alle montagne del Cile e della Siberia, dall’Indonesia alla Nuova Guinea, Salgado propone temi attuali, ma mai realmente affrontati. Lavorando sulla ricostruzione del paradiso vivente in sui siamo nati, con questo progetto ha deciso di narrare delle meraviglie della terra. Un ritorno alla purezza più primordiale e un nuovo modo di vivere. La mostra di Salgado è un percorso immaginario ed emotivo: assolutamente imperdibile, ve lo garantisco!

 

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