Secessioni Europee a Rovigo: la mostra da non perdere a Palazzo Roverella
Molto spesso la parola secessione viene associata ad uno stile, ma non è affatto così: Secessioni Europee a Rovigo è una mostra che racconta un movimento di rottura che ha cambiato in modo importante la storia dell’arte. È stata la nostra prima volta a Rovigo e in particolare a Palazzo Roverella e la prima impressione è stata da subito molto positiva: all’ingresso c’era un gruppo di bambini, probabilmente della scuola elementare, che correvano felici dopo aver visitato la mostra. Potevamo forse sperare in un inizio migliore?
Innanzitutto due parole su Palazzo Roverella, tempio della cultura di Rovigo: la struttura è una maestosa testimonianza del periodo rinascimentale ed “estense” della città, che si affaccia su piazza Vittorio Emanuele II, la piazza principale e cuore antico e moderno del capoluogo rodigino. Strutturato su tre piani, questo Palazzo intimo e dalle atmosfere antiche, è stato la cornice perfetta per la mostra sulle Secessioni Europee. Il percorso espositivo è strutturato in modo da prendere per mano lo spettatore, portandolo alla scoperte delle realtà delle città di Monaco, Vienna, Praga e Roma. Un’ultima cosa che vogliamo raccontarti prima di portarti con noi tra le tele di Klimt e Schiele, riguarda l’esperienza di fruizione: questa mostra è aperta a tutti, compresi bambini delle scuole e persone con disabilità, che qui hanno la possibilità di entrare in contatto con indimenticabili opere d’arte, senza mai doversi annoiare o sentire a disagio. Per chi come noi, crede molto nella democraticità dell’arte, è stato un piacere vedere quando Palazzo Roverella sia un luogo inclusivo.
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Secessioni Europee a Rovigo: il valore di questa mostra
Una mostra che ti accoglie con le parole “A ogni epoca la sua arte, all’arte la sua libertà” non può che promettere grandi soddisfazioni e così è stato. L’esposizione è un racconto estremamente completo e coinvolgente di quelle che sono state le grandi Secessioni europee, ciascuna con le proprie particolarità e differenze: vengono infatti messi in evidenza gli esiti modernisti della secessione monacense, il trionfo del decorativismo di quella viennese, il visionario espressionismo del gruppo Sursum praghese e infine il crocevia romano, costantemente impegnato in un moto di ricerca. In generale consigliamo sempre alle persone di avvalersi della conoscenza di una guida esperta, ma in questo caso specifico è davvero decisivo essere seguiti e nel nostro caso siamo state molto fortunate. La nostra guida infatti ha avuto il merito e il talento di raccontare la mostra e i retroscena di molte opere, incuriosendoci e conquistando la nostra attenzione di bambine.
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Ma partiamo dall’inizio: il primo capitolo di Secessioni Europee a Rovigo è dedicato alla città di Monaco, culla di questo cambiamento artistico epocale. La rottura infatti risale al 1892 quando un gruppo di artisti come Franz von Stuck, Anders Zorn, Max Klinger, Max Liebermann, Ludwig von Hofmann si staccarono deliberatamente dall’Accademia di Belle Arti per formare un gruppo autonomo, dotato di una propria indipendenza. Questi artisti infatti accusavano l’Accademia di porre l’attenzione sulla quantità delle opere e non sulla loro qualità, creando un caos che non valorizzava per nulla il loro talento e il loro impegno. Tra le opere che più ci hanno conquistate, voglio citare Lucifero di Franz von Stuck, che mi ha completamente conquistata, e la splendida Maria di Carl Strathmann.
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Concluso il percorso a Monaco, ci siamo immerse in una delle città europee più belle e culturalmente fiorenti: Vienna. Sotto la guida dello scrittore Ludwig Hevesi e del celebre pittore Gustav Klimt, la Secessione di Vienna diede particolare rilievo alla pittura, alla grafica e alle arti decorative, portando alla luce un rinnovato concetto dell’arte: non più solo dipinti, ma una concezione multidisciplinare che si ispira a Richard Wagner. Siamo rimaste immobili per alcuni minuti davanti alla bellezza dei bozzetti di Egon Schiele, ripensando alla sua vita e alla sua morte prematura. Non meno incantevole Ritratto di donna con cappello, il disegno realizzato a matita dall’artista Carl Otto Czeschka, esperto di grafica. Già in questa seconda fase del percorso, si possono notare alcune importanti differenze stilistiche non solo tra la due Secessioni, ma anche tra gli artisti che fanno parte di ciascun movimento.
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Praga: anche gli artisti della Secessione di Praga manifestarono subito le loro idee in aperto contrasto con l’arte ufficiale boema. Il gruppo di artisti più conosciuto in quel periodo fu Sursum, che manteneva al suo interno diverse anime, da quella più espressionista di Nabis di Josef Vachal a quella più finemente tardo simbolista di Frantisek Kobliha fino allo scultore Frantisek Bilek. Qui gli elementi esoterici non sono mancati e hanno raccontato le peripezie di donne accusate di stregoneria, di sedute spiritiche e piani astrali. Tra le nostre opere preferite ci sono sicuramente le 12 xilografie su carte giapponesi si Frantisek Kobliha, un autentico capolavoro di precisione ed eleganza, e l’autoritratto di Jan Zrzavy.
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E infine si viaggia fino a Roma, alla scoperta della sua formula che, seppur più rigida, ha permesso comunque lo svilupparsi di linguaggi differenti. Ben distinta dalle avanguardie futuriste la Secessione romana infatti era legata piuttosto a criteri che appartenevano ancora ad un ambito di “aristocrazia dell’arte” che ne limitava ogni tipo di sperimentazioni più ardita: tra gli artisti più rappresentativi ci sono Felice Casorati con la sua “Ada”, Giuseppe Biasi e Plinio Nomellini. Grande escluso sicuramente Giacomo Balla che si sarebbe dovuto occupare della realizzazione del Manifesto delle Secessione, ma è stato estromesso per le sue tendenze futuriste.
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Secessioni Europee a Rovigo: le 3 opere da non perdere
Ecco la nostra personalissima top 3 delle opere da non perdere per nessun motivo:
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- presentato al Glaspalast di Monaco nel 1890, “Lucifero” ha trasformato Franz von Stuck in una delle figure centrali della secessione monacense. Questo dipinto fu acquistato da Ferdinando I di Bulgaria e la leggenda narra che i suoi servitori fossero talmente intimoriti da questa opera da scappare lontano ogni volta che erano costretti a passarci davanti. Lucifero, ripiegato su se stesso nella solitaria oscurità, in una posa che ricorda il “Pensatore” di Rodin, non ha quasi nulla del satana giudaico-cristiano, ma somiglia ad un eroe in bilico;
- realizzato nel 1907, “Amiche I” di Gustav Klimt porta all’estremo il formato verticale che il pittore ha utilizzato in diversi quadri di carattere simbolista, che ricordano le stampe giapponesi. Il nero dialoga con variopinti elementi decorativi e simbolici: questa opera è stata esposta nel 1910 alla Biennale di Venezia, contribuendo ad esaltare in modo significativo la popolarità di Klimt in Italia;
- il “Manifesto per la 49a Mostra della Secessione Viennese” di Egon Schiele è stato realizzato nel 1918: l’artista rappresenta se stesso con gli amici del gruppo di Arte Nuova fondato nel 1909, che si allontanava dall’arte accademica. Klimt, da sempre ritenuto un maestro, avrebbe dovuto occupare la sedia al capo della tavolata (in basso) ma morì nel febbraio del 1918 e il suo posto fu lasciato vuoto.
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Ecco, questo è tra i miei periodi storico – artistici preferiti! Tra Rovigo / Treviso / Padova / Verona, fanno parecchie mostre interessanti. Peccato che col treno, Rovigo risulta essere un pò distante e avrei bisogno di due giorni. Ci sarei andata di corsa: mi attira parecchio!
Ciao Katia! Per noi è stata la prima volta a Rovigo e a Palazzo Roverella: la mostra merita davvero tantissimo, ne siamo rimaste entusiaste. In generale abbiamo un debole per tutto il Veneto: chi sa resistere alla bellezza di città come Verona, Padova e Venezia? 😉 Appena riesci ad avere un paio di giorni liberi, facci un salto, ne vale la pena!