I migliori padiglioni della Biennale di Venezia 2017 (secondo noi)
Una giornata a Venezia in compagnia di mio nipote Andrea: dodici anni e non sentirli, alla scoperta di una delle città più belle del mondo. Oggi voglio raccontarvi qualcosa a proposito dei migliori padiglioni della Biennale di Venezia 2017, stilata appositamente da me, mio nipote e Anastasia. La giornata è iniziata molto presto e, gambe in spalla, ci siamo decisi a visitare sia l’Arsenale che i Giardini, ma ovviamente consigliamo a chi può di dedicare almeno due giorni.
@Travel On Art
La Biennale di Venezia è un appuntamento fisso fin da quando ero ragazzina: mi ricordo ancora la prima volta che sono andata con la scuola. Ero curiosa, ogni colore e ogni suono catturavano la mia attenzione, molto spesso anche senza capirne il reale motivo, ma è stato proprio questo desiderio di cogliere ogni dettaglio che mi ha fatto innamorare dell’arte contemporanea. Oltre ad avere la possibilità di passeggiare tra due delle location più belle di questa città, puoi scoprire il punto di vista di artisti provenienti da gran parte del mondo: grazie all’arte possiamo sentirci più vicini, al di là delle origini geografiche e delle proprie convinzioni. Questa volta sono stata molto contenta di essere accompagnata da mio nipote che, nonostante la giovane età, ha sempre dimostrato di condividere con me questo grande amore: ecco quindi la nostra personale classifica dei migliori padiglioni della Biennale di Venezia 2017.
Indice
Padiglione Italia
Avevo visto numerose foto e mi ero confrontata con altre persone che l’avevano già visitato, ma non vi nascondo che quando ho varcato la soglia del Padiglione Italia mi sono emozionata. Il buio, l’aspettativa, il desiderio di immergermi in questo Mondo Magico: e l’attesa è stata ampiamente ricompensata. L’installazione di Roberto Cuoghi è stata amore puro: Imitatio Christi è un racconto contemporaneo e commovente che collega idealmente le “stazioni” di una fabbrica di soggetti devozionali; la figura di Cristo conduce ad una riflessione sul potere magico ed evocativo delle immagini nella storia dell’arte e il corpo torna a ricoprire un ruolo centrale. Durante il percorso di visita è impossibile rimanere indifferenti a questa sorta di via crucis dal sapore doloroso e mistico: ogni fibra del mio corpo si è sentita partecipe di questa esperienza di visita e vorrei ringraziare sia l’artista sia la bravissima curatrice Cecilia Alemani.
@Andrea Saccani
Intensa ed esplosiva da un punto di vista visivo anche l’installazione di Giorgio Andreotta Calò: una navata realizzata con dei tubi che traghetta il visitatore dall’altra parte del cancello, lasciandolo per qualche istante silenzioso e piacevolmente inconsapevole. La sorpresa ancora più grande arriva quando si prova a scattare una foto e si scopre un mondo che prima era vittima del buio. Il Padiglione Italia è davvero un Mondo Magico, dalle tinte scure, ma allo stesso tempo condite da un barlume di speranza: emozionante.
@Travel On Art
Padiglione degli Sciamani
Le scelte di Christine Macel per la realizzazione del Padiglione degli Sciamani sono frutto di uno studio e di una visione d’insieme molto all’avanguardia. In queste sale ho percepito l’esigenza di raccontare il concetto magico dell’arte, in particolare le fragilità e la libertà dell’umanità. L’artista, investito quasi del ruolo dello sciamano, ha lo scopo di riportare equilibrio e proporzione tra il mondo impercettibile e quello visibile, mostrando ciò che a volte è invisibile agli occhi, ma non al cuore. Apre la sezione uno degli artisti preferiti da me e Anastasia, il brasiliano Ernesto Neto, con un’enorme tenda a ragnatela. Un’opera capace di coinvolgere il pubblico in questo percorso sciamanico: l’installazione, dal titolo Um sagrado lugar (Sacred Place), è un luogo in cui vivere a contatto con il mondo e la natura, prendendosi il tempo necessario per curare la propria anima. In questo padiglione l’armonia diventa a tratti sublime e, nonostante il marasma di persone presenti, la dimensione dell’io risulta più forte che mai.
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Padiglione degli Stati Uniti
Il Padiglione degli Stati Uniti è sempre una garanzia e non vi dico la gioia negli occhi di mio nipote quando, appena entrato, gli hanno detto che avrebbe potuto toccare l’opera senza limite di tempo. Il paradiso: perché in fondo è bello sentire la materia, percepirne le sfumature ed entrare a contatto diretto con un’opera d’arte. Questo padiglione presenta Tomorrow is Another Day, un’installazione site-specific di Mark Bradford e la mostra è curata da Christopher Bedford e Katy Siegel per conto del Museo di Arte di Baltimora e del Rose Art Museum della Brandeis University.
L’installazione Spoiled Foot (Piede Torto) occupa lo spazio con una grande massa rossa e nera che scende dal soffitto e che costringe il visitatore a camminare in uno spazio angusto, come metafora della contrapposizione tra chi vive ai margini della società e il potere sempre più centralizzato e incombente di una ristretta élite. La seconda opera che ci ha colpito è intitolata Oracle (Oracolo) ed è stata realizzata con viluppi di carta nera e sbiancata: Bradford ha dato vita ad una sorta di grotta primigenia, “un luogo a metà strada tra la grotta e l’ altare, tra natura e cultura, dove gli oracoli dispensano verità profonde e profezie”. Vi consiglio assolutamente di visitare questo padiglione!
@Andrea Saccani
Padiglione di Israele
Un odore di muffa fortissimo, diretto alle narici, a cui non puoi sottrarti: questo è il particolare benvenuto del Padiglione di Israele. “Sun stand still” è un’installazione site-specific che si sviluppa tra i 3 livelli dell’edificio. Si comincia con un lavoro in marmo sul pavimento del cortile: il pavimento infatti è ricoperto di muffe che sembrano un motivo ornamentale tono su tono. Anche i muri sono segnati, come se fossero rimasti vittime dell’azione del tempo e degli agenti atmosferici. Salendo le scale, ci si trova davanti ad una grande nuvola annerita, sinonimo quasi di una forte esplosione: uno scenario post apocalittico che ferisce ogni fibra del corpo del visitatore. Gal Weinstein è riuscito a mescolare differenti linguaggi artistici, esplorando il mondo fisico servendosi di materiali di uso comune: molto interessante.
@Andrea Saccani
Padiglione degli Artisti e Libri
Questo padiglione è stato dedicato alle differenti pratiche degli artisti e ai loro modi di fare arte: cosa succede durante i momenti di vagabondaggio mentale in cui nasce l’idea creativa? Dawn Kasper ha deciso di installare il proprio studio nella Sala Chini del padiglione dei Giardini e Olafur Eliasson ha organizzato un laboratorio collettivo e collaborativo chiamato “Green Light-An Artistic workshop”, nel quale sono realizzate lampade modulari.
@Travel On Art
Che cosa si cela dietro all’opera d’arte? Come ha vissuto l’artista prima di raggiungere la nitidezza del suo pensiero creativo? Quante domande e quanti viaggi mentali mi sono fatta dentro al Padiglione degli Artisti e dei Libri: l’immaginario in parte è diventato realtà e non potrei esserne più felice.
Quest’anno pensavo fosse l’anno giusto per visitare la Biennale, poi si è messa in mezzo un’Irlanda di troppo… E’ una curiosità che mi porto dietro da tanto tempo. Per la prossima volta dovreste organizzare uno di quei viaggi di gruppo che fanno tendenza oggi, solo che invece di condurre tutti in paesi esotici o freddissimi ci date una sana infarinatura di arte contemporanea. Mi piace tanto ma mi sento veramente ignorante quando leggo i vostri articoli xD
Dai Chiara l’Irlanda è stato un fantastico imprevisto. In effetti potremmo fare un bel viaggio di gruppo tutti insieme per parlare un po’ di arte e creatività, ne uscirebbero delle belle. Poi Venezia regala sempre sorprese inaspettate e una cena in compagnia per concludere la giornata sarebbe perfetta per confrontarsi in allegria 😉