L’arte di Emilio Vedova, il fratello italiano di Jackson Pollock
Andare alla ricerca della contemporaneità significa inevitabilmente anticipare i tempi e l’artista veneto Emilio Vedova ci è riuscito alla grande: se agli occhi di molti oggi le sue opere e il suo stile possono apparire non così innovativi è normale perché ciò che era assolutamente nuovo negli anni Cinquanta, difficilmente lo sarà anche a distanza di quesi settant’anni.
Per questo motivo, quando ci si approccia all’arte, è importante ragionare con cognizione di causa, contestualizzando l’artista nel suo periodo storico di riferimento: anche Maurizio Cattelan o Vanessa Beecroft tra cent’anni non verranno considerati così “insoliti e inclini alla ricerca della novità” 😉 Oggi quindi abbiamo deciso di parlare di un uomo che è stato definito a tutti gli effetti il fratello italiano di Jackson Pollock perché attraverso la sua pittura ha trovato un nuovo modo di interpretare la non figurazione.
Emilio Vedova, Tensione, N 4 V, 1959
Emilio Vedova e la sua arte sanguigna
Pittore e incisore autodidatta, Emilio Vedova è stato una delle menti creative più brillanti del secolo passato, conosciuto per essere stato tra i fondatori della “Nuova Secessione Italiana” poi del “Fronte Nuovo delle Arti”. Il Neocubismo è stata la sua prima e accogliente casa, in cui ha iniziato ad esercitarsi, facendo conoscenza con la creatività che lo ha sempre accompagnato: ma crescendo diventa inevitabile abbandonare il nido per scoprire quello che sarà il vero amore e per lui questo amore è stato l’Informale. La sua costante ricerca lo ha portato alla costruzione di un linguaggio estetico che ha sbalordito: la sua arte infatti appare intensa, sanguigna e a tratti quasi violenta, per certi versi affine a quella del grande maestro americano Pollock.
La scelta di abbandonare la sua visione Postcubista per aderire in modo così totale e quasi ossessivo all’Informale ha aggiunto qualcosa di completamente nuovo al panorama artistico italiano. Proprio per questo motivo, uno dei grandi meriti di Emilio Vedova è stato quello di non aver paura di aprire una nuova strada, di sperimentare e lasciarsi conquistare da questa forza creatrice: la società infatti gli ha dato ragione e ha imparato a mutare, come ha fatto lui.
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@Vvox, Emilio Vedova, 2003
Ma quale è stata la sua evoluzione? Vedova si è dedicato ad alcuni cicli di opere, a partire dai famosi“Plurimi” per arrivare alle “Lacerazioni“, per ripartire dai “Tondi” fino alla serie “…In Continuum..”. Come artista ha fatto una scelta chiara: rinnovarsi in ogni momento, ma senza mai alterare se stesso e la sua arte. Così ogni nuovo lavoro è stato arricchito di una nuova esperienza, di un punto di vista ascoltato da altri e da un uso dei materiali sempre più consapevole e raffinato: piano piano ha imparato ad uscire dalla bidimensionalità della tela, adottando nuovi supporti volumetrici dalle geometrie spesso atipiche.
E la pennellata? Chi ha avuto la fortuna di ammirare anche una delle sue opere più famose sarà rimasto estasiato davanti alle sue pennellate veloci, quasi nevrotiche, a quel grigio che si fa più scuro o decide di confondersi con il bianco della tela. Emilio Vedova, proprio come il suo fratello americano Jackson Pollock, non ha avuto paura di lasciar parlare il gesto: quando le parole e le figure non servono più, perché l’emozione arriva per vie traverse. Se anche tu hai voglia di conoscere questo artista attraverso una delle sue opere più intense, non perdere l’appuntamento con la prossima asta di arte moderna e contemporanea organizzata da Maison Bibelot!