Consigli di fotografia: Nicola Gennari e il visual storytelling

Avrai sentito parlare diverse volte di visual storytelling, ma che cos’è realmente?

Sul web si possono trovare numerose definizioni tecniche e accademiche, oltre a mille consigli su come impostare una corretta strategia di visual storytelling, ma tutto questo basta?

Dopo l’intervista al fotografo Marco Garofalo, oggi abbiamo deciso continuare con i nostri consigli di fotografia, parlando di visual storytelling, con uno storyteller professionista: un narratore digitale che trascorre le sue giornate a raccontare con video e immagini quello che le persone (o meglio le aziende) fanno. Questo perchè pensiamo che oltre alle definizioni tecniche e accademiche, ci sia un mondo su cui tutti ci interroghiamo, ma su cui non troviamo risposta scritta, perchè è un mondo che si impara con la pratica e l’esperienza sul campo, per questo vi presentiamo Nicola Gennari, nostro concittadino di Parma. Nicola ha poco più di 30 anni e si definisce uno che ama la montagna, i risotti e formaggi, ma ha anche un debole per la pizza 😉 fatte le dovute presentazioni, quello che ci ha colpito maggiormente di lui è il fatto che sia uno dei pochi storyteller dichiarati (no, non è una colpa), ma ancor di più il suo claim: qualunque sia la tua storia, raccontala.

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nicola gennari@Nicola Gennari Storyteller

Questa frase riassume in poche parole un mondo infinito di nozioni, concetti, strategie e azioni. Passiamo ora però alle cose importanti e iniziamo a conoscere meglio Nicola chiedendogli: come ti sei avvicinato al mondo della comunicazione visuale?

L’immagine e la comunicazione in generale mi sono sempre piaciute: a scuola il mio diario era pieno di fotomontaggi dei miei compagni di classe, ma ogni tanto ci segnavo su anche i compiti! A 20 anni ho iniziato a lavorare in uno studio di produzioni video della mia città (Parma), facevo il cameraman per la tv locale, e da lì è iniziato un po’ tutto.

Navigando sul web avrai visto inoltre che nascono di continuo nuovi corsi per diventare esperti di comunicazione visuale, praticamente per ogni settore. La scelta è ampia e in questi casi, spesso ci si chiede quale sia la strada migliore da percorrere per ottimizzare il tempo, ma anche i soldi. Quindi abbiamo chiesto a Nicola di raccontarci come è arrivato ad essere uno storyteller:

Sono principalmente autodidatta, non ho fatto scuole professionalizzanti ma ho sempre frequentato corsi per imparare il più possibile. Sicuramente studiare fa sempre bene, allarga l’orizzonte e alimenta la curiosità. Certo a 20 anni non la pensavo così, cercavo qualcosa di pratico e basta, la teoria mi interessava poco, e inoltre non trovavo nulla che rispondesse alle mie aspettative. Fare una scuola non è fondamentale ma penso possa darti un background utile; trovo invece necessario continuare a studiare e ad aggiornarsi.

nicola gennari@Nicola Gennari Storyteller

Come in tutti i lavori che hanno a che fare con la creatività e il digitale, aggiornarsi è la parola d’ordine: anche per noi blogger e copywriter è fondamentale essere sempre “sul pezzo” e in questo gioco, le regole cambiano davvero molto spesso! Oggi la parola storytelling si trova in prima linea in tutti i libri sul web marketing che si rispettino, ma al di là delle definizioni tecniche, che cosa significa realmente fare storytelling?

Il mio lavoro è molto stimolante: ogni giorno ti permette di entrare in un contesto nuovo e di viverlo, ti permette di mescolare la tua vita a quella degli altri e di vedere le cose da una posizione privilegiata. Mi piace raccontare attraverso le immagini, documentare, ritrarre. È quello che faccio sempre, quando non lavoro ritraggo la mia famiglia e la mia vita quotidiana. Essere storyteller è essere me stesso!

nicola gennari@Nicola Gennari Storyteller

Quindi che consiglio daresti a un ragazzo che ti dice: “da grande voglio fare lo storyteller”?

Segui i tuoi sogni, può sembrare una frase banale, ma in realtà penso sia alla base del mio percorso. Certo sognare non basta, soprattutto in un mondo in continua evoluzione. Io non mi sento “arrivato”, piuttosto penso di essere in viaggio, sicuramente un viaggio bellissimo, ma devo tenermi sveglio e attento ai cambiamenti. A un ragazzo che vuole cominciare direi che passione, umiltà e sacrificio sono tre componenti fondamentali: se le hai, il resto non è un problema.

Passiamo ora a una parte più tecnica, per capire nel dettaglio quali soggetti ritrarre, in che modo e come funziona il rapporto con i clienti, ma soprattutto quanto si può lasciare libero spazio alla creatività anche in un progetto commissionato.

Partiamo dall’inizio, se non hai un progetto di un cliente, come scegli i soggetti nelle tue foto/video? Devono avere caratteristiche particolari?

Mi piacciono le persone che hanno qualcosa da dire, quelle che hanno fatto delle scelte vere, quelle che ogni giorno lavorano con passione e impegno. I settori che più mi ispirano sono l’artigianalità e l’agricoltura: sono tra i miei interessi e stimo molto le persone che lavorano in questi ambiti, ci vogliono pazienza, conoscenza, sacrificio. In generale, mi piace cercare e comunicare speranza e positività. Penso che ognuno possa dare qualcosa agli altri: coglierlo e cercare di esprimerlo attraverso i miei lavori è qualcosa che mi stimola sempre moltissimo.

nicola gennari@Nicola Gennari Storyteller

Nei tuoi progetti le persone sono spesso al centro dell’attenzione, che tecniche usi in particolare per ritrarle?

Sicuramente la tecnica migliore è cercare di entrare in confidenza col soggetto. Spesso prima di tirare fuori la macchina scambio due battute, cerco di capire chi ho davanti e provo a mettermi nei suoi panni: non è facile non imbarazzarsi ed essere naturali con una persona che riprende tutto quello che fai, più ti fai sentire amico più gli altri saranno a loro agio. Una volta ricevuta la fiducia necessaria, seguo il mio soggetto in quello che fa cercando di prestare molta attenzione alla gestualità e ai suoi stati d’animo. Inquadrare e premere rec mi viene naturale!

Confrontando i ritratti di persone con altre tipologie di fotografia o video, come ad esempio i paesaggi o la food photography, quali sono le maggiori difficoltà?

La prima differenza che mi viene in mente è che le persone si muovono mentre un paesaggio sta fermo! Sembra una battuta ma in realtà è un punto importante: il paesaggio non si stancherà mai di farsi fotografare, le persone invece non sono sempre disponibili. Anche tecnicamente, ritrarre un soggetto in movimento comporta uno sforzo maggiore: hai poco tempo, devi impostare la camera, può cambiare la luce, il fuoco, l’inquadratura. Non so se sia più difficile fotografare persone o paesaggio, ma forse ritrarre persone ti spinge a metterti più in gioco per quello che dicevo nella domanda prima: hai bisogno di un trovare un contatto con il soggetto, e spesso te lo devi guadagnare.

nicola gennari @Nicola Gennari Storyteller

Prontezza, sensibilità, apertura: per ritrarre le persone e raccontare le loro storie devi iniziare stabilendo un rapporto umano, prima di tutto, un rapporto di fiducia reciproca, che ti permetta di comprendere con chi stai parlando, ancor prima di imprimerlo sulla pellicola (per dirla all’antica). Ora però veniamo alla domanda forse più difficile per un professionista che ha che fare con aziende, non solo con progetti personali: quanta libertà creativa riesci a mantenere anche nei progetti commissionati da aziende?

Bella domanda! Dipende. Quasi sempre le aziende mi chiamano perché hanno visto i miei lavori e vogliono anche loro qualcosa con il mio stile, quindi mi lasciano più libertà di movimento. Capita però anche di avere a che fare con chi ha già la sua idea. Io cerco sempre di metterci del mio e di fare del mio meglio, poi alla fine è importante anche che il cliente sia soddisfatto e parli bene di te, quindi non mi accanisco per fargli cambiare idea! Posso dire che ho scelto di pubblicare solo i lavori di cui sono soddisfatto al 90% (il 100% non c’è mai!!), così posso scegliere io con che lavori presentarmi ad altri futuri clienti.

Lo storyteller deve essere capace anche di farsi un ottimo personal branding: raccontando l’immagine di sé che vuole trasmettere, sarà già un primo e ottimo filtro per i progetti che gli saranno richiesti. In questo siamo sincere, Nicola è veramente bravo e ancor prima di scoprire i suoi lavori realizzati per terzi, ci ha affascinato il suo modo di raccontare se stesso e la sua professione. Poter entrare in contatto e scoprire di più sul lavoro dello storyteller è davvero entusiasmante, ora però chiediamo a Nicola le ultime due cose: un libro da consigliare e un fotografo che gli ha cambiato la vita.

In realtà non ho né un libro, né un fotografo in particolare, posso consigliare però alcune riviste a cui sono abbonato e che trovo molto interessanti (Eyesopen, fotografica/culturale, e Tutto Digitale, tecnica), ma è guardando il lavoro di altri che cerco di solito ispirazione. Mentre per quanto riguarda la fotografia il primo che mi ha incuriosito da ragazzo è stato Bryan Peterson, avevo diversi numeri della collana La Biblioteca del Fotografo con delle sue foto che mi piacevano molto. Poi tra i miei preferiti ci sono anche Salgado, Cartier-Bresson, Capa e Maier.

3 commenti su “Consigli di fotografia: Nicola Gennari e il visual storytelling

  1. andrea saccani ha detto:

    bravissimo fotografo ottimi consigli e video spettacolari, la fatto lui???

    1. Anastasia Fontanesi ha detto:

      Certo, il video l’ha fatto lui 🙂 è molto bravo, ti consigliamo di dare un’occhiata anche al suo sito web http://www.nicolagennari.it per vedere anche tutti gli altri video realizzati!

  2. andrea saccani ha detto:

    graze mille, gli andro a vedere subito

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