Tina Modotti, storia di una fotografa e attivista politica
Abbiamo scoperto Tina Modotti durante gli anni del Liceo ed è scoppiata subito una scintilla.
A volte ti capita di fantasticare su una persona del passato che vorresti conoscere e con cui vorresti parlare: nella nostra top five c’è sicuramente lei.
Questa donna è l’emblema di come arte e attivismo politico non solo possano procedere su binari paralleli, ma contaminarsi in modo unico. In questo articolo approfondiamo la vita di questa fotografa, la sua evoluzione personale e il suo incontro con la fotografia: scopriamo insieme chi è Tina Modotti e perché può essere definita una delle fotografe più poliedriche dell’ultimo secolo.
Indice
Tina Modotti biografia
La vita di Assunta Adelaide Luigia Saltarini Modotti, conosciuta da tutti come Tina Modotti, può sembrare un film: nonostante sia scomparsa prematuramente a 46 anni, la sua esistenza è stata costellata da tantissimi incontri e trasferimenti, prime volte e scoperte che l’hanno rivoluzionata come persona e come professionista.
L’infanzia
È nata a Udine nel 1896 in una famiglia umile; il padre era un operaio e la madre una casalinga che arrotondava con lavori di cucito. Quando era ancora molto piccola, i genitori si sono trasferiti in Austria e lì sono nati i suoi fratelli. Il ritorno a Udine è avvenuto quando Tina aveva 6 anni e ha iniziato a frequentare le scuole elementari, ma a 12 anni ha iniziato il suo primo lavoro in una fabbrica tessile, per aiutare economicamente i genitori.
Durante questo periodo però è successo qualcosa che ha lasciato una prima traccia importante: Tina ha iniziato ad avvicinarsi al mondo della fotografia grazie allo zio Pietro, che aveva uno studio. Così, nei ritagli di tempo, ha imparato ad usare la macchina fotografica e a distinguere i momenti migliori per scattare.
Il trasferimento negli Stati Uniti
Il 1913 è stato un anno di svolta per Tina Modotti che è emigrata negli Stati Uniti per raggiungere il padre e ha trovato lavoro in un’azienda tessile. Una volta lì, durante il tempo libero, ha iniziato a frequentare mostre e spettacoli teatrali; è stato proprio in occasione dell’Esposizione Internazionale Panama-Pacific che c’è stato l’incontro con il poeta e pittore Roubaix del’Abrie Richey, dagli amici chiamato Robo.
Poco tempo dopo si sono sposati e si sono trasferiti a Los Angeles, condividendo la passione per l’arte, il teatro e la poesia; la loro casa è diventata il punto di riferimento per intellettuali e altri artisti. Nella città degli angeli, Tina si è avvicinata anche al mondo del cinema, interpretando una parte in 3 film hollywoodiani: ma questa esperienza si è presto interrotta perché il cinema le sembrava troppo commerciale.
Sempre in quegli anni si è verificato un altro evento che ha lasciato una traccia: il suo incontro con il celebre fotografo Edward Weston con cui intrecciò una relazione sentimentale. In poco tempo il suo rapporto con Robo terminò e lui decise di allontanarsi partendo per il Messico. Dopo poco Tina Modotti e Weston decisero di raggiungerlo lì, ma Robo morì a causa del vaiolo quindi non riuscirono mai più ad incontrarsi.
@Elle, Tina Modotti a San Francisco
L’amore per il Messico e l’impegno politico
Nel 1923, dopo la morte del padre e la relazione pubblica con Weston, Tina Modotti scelse di rimanere a vivere in Messico. L’amore per questo paese procedeva di pari passo con l’entusiasmo per il clima politico e culturale post- rivoluzionario e lì Modotti iniziò a frequentare pittori, come Diego Rivera, e vari esponenti del Partito Comunista Messicano. Proprio in quel periodo l’esigenza di esprimersi attraverso la fotografia è riemersa e nel 1924 si è tradotta in un’esposizione delle opere sue e di Weston nel Palacio de Minerìa, alla presenza del Capo dello Stato.
In quegli anni si sono susseguiti vari incontri, come quello con la fotografa Dorothea-Lange, e c’è stato l’acquisto di una camera Graflex. Terminata la sua storia d’amore con Weston, con cui comunque rimase un profondo legame di stima e affetto reciproci, Tina iniziò a dedicarsi anima e corpo alla fotografia, realizzando moltissimi ritratti.
La sua evoluzione è stata esplosiva: per lei la macchina fotografica diventò a tutti gli effetti uno strumento di indagine e denuncia sociale, esaltando i simboli del popolo e del suo riscatto. Le sue fotografie sono state pubblicate su riviste come Horizonte e Forma ed è proprio in quel periodo che iniziò la relazione con un giovane rivoluzionario cubano, Julio Antonio Mella, che però fu ucciso poco dopo nel 1929.
A questo fatto terribile seguì una campagna scandalistica diretta verso la stessa Modotti che così si rifugiò ancora una volta nella fotografia, intraprendendo un nuovo progetto: un reportage sulla comunità delle indios Tehuane. Prima della fine dell’anno si è tracciata un’altra impronta, forse quella più definita: la sua mostra personale del dicembre 1929 che ha segnato l’apice della sua carriera.
Dopo questo grande obiettivo raggiunto, Modotti è stata costretta ad abbandonare il Messico per motivi politici, rientrando in Europa.
I viaggi in Europa e la morte
Dopo essere stata cacciata dal Messico con un’accusa infamante, Tina inizia a viaggiare per l’Europa insieme al compagno Vittorio Vidali. Da Berlino a Vienna, da Madrid a Parigi, si dedica ad attività di politica e cultura, ma non continuerà più a scattare. I motivi? Le nuove attrezzature molto diverse da quelle a cui era abituata, la luce differente rispetto a quella del Messico, a cui era affezionata, e la scelta di dedicarsi completamente all’attivismo.
Dopo il suo rientro in Messico e un periodo di vita faticoso, nella notte del 5 gennaio 1942 Tina Modotti muore a causa di un infarto (anche se la sua morte è stata oggetto di molte congetture). È stata seppellita al Pantheon de Dolores di Città del Messico. Ecco lo splendido epitaffio che le ha dedicato l’amico Pablo Neruda:
“Tina Modotti, sorella, tu non dormi, no, non dormi: forse il tuo cuore sente crescere la rosa
di ieri, l’ultima rosa di ieri, la nuova rosa.
Riposa dolcemente, sorella…”
Tina Modotti e la sua evoluzione come fotografa
L’amore di Tina Modotti per la fotografia è nato quando era solo una bambina e il ruolo dello zio è stato determinante. Dopo il trasferimento in Messico con Wenston, Modotti ha iniziato a collaborare con il compagno come assistente di camera, assorbendo parte del suo stile formale, e ha lavorato anche come fotografa del movimento muralista, immortalando i lavori di José Clemente Orozco e di Diego Rivera. Quando la relazione si è conclusa, Tina ha proseguito il suo percorso, sbocciando e iniziando ad usare la macchina fotografica come strumento per dare forma al suo attivismo politico.
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Adorava ritrarre le persone al lavoro, durante i momenti di vita quotidiana, dimostrando massimo rispetto per la classe operaia. Nata da un padre con forti ideali di Sinistra e vissuta sempre credendo fermamente negli ideali del partito, le sue convinzioni si riflettono nella sua fotografia, ponendo al centro il lavoro delle persone, le loro mani, i loro piedi, i loro volti e soprattutto la loro dignità.
@Donna a Tehuantepec, Messico, 1929, Tina Modotti
È importate fare una precisazione, Tina Modotti non si è mai definita un’artista, ma una fotografa con la passione per il quotidiano e queste sue parole esprimono pienamente la sua visione:
“Ogni volta che si usano le parole “arte” o “artista” in relazione ai miei lavori fotografici, avverto una sensazione sgradevole dovuta senza dubbio al cattivo impiego che si fa di tali termini. Mi considero una fotografa, e niente altro. Se le mie foto si differenziano da ciò che viene fatto di solito in questo campo, è precisamente che io cerco di produrre non arte, ma oneste fotografie, senza distorsioni o manipolazioni. La maggior parte dei fotografi vanno ancora alla ricerca dell’effetto “artistico”, imitando altri mezzi di espressione grafica. Il risultato è un prodotto ibrido che non riesce a dare al loro lavoro le caratteristiche più valide che dovrebbe avere: la qualità fotografica.”
Se dobbiamo descrivere la grandezza di Tina Modotti come fotografa, vogliamo citare la sua capacità di riassumere in un unico scatto la complessità della realtà. Un esempio è la celebre fotografia dei bambini della colonia della Bolsa: l’espressione del volto del bambino più grande, smarrito ma anche protettivo nei confronti della bimba più piccola, comunica la consapevolezza di una vita che ha dovuto abbandonare la leggerezza dell’infanzia troppo presto.
3 libri su Tina Modotti
Se vuoi approfondire la vita e le fotografie di Tina Modotti, ci sono alcuni libri interessanti.
“Tina” di Pino Cacucci: l’autore, da profondo conoscitore del Messico e grande amante di questa fotografa, ha realizzato una biografia romanzata in cui fa emergere i suoi tratti più personali e le tantissime peripezie che ha vissuto.
“Tina Modotti. Donne, Messico e libertà” curato da Biba Giacchetti: questo volume è stato realizzato in occasione della mostra al Mudec di Milano e raccoglie un centinaio tra fotografie, stampe originali ai sali d’argento degli anni Settanta, realizzate a partire dai negativi di Tina.
“Vita, arte e rivoluzione. Lettere a Edward Weston (1922-1931)” curato da Valentina Agostinis: questo libro custodisce le lettere che sono documenti vivi, da cui si libera l’autentica voce di Tina Modotti.
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Tina Modotti in mostra a Rovigo
Fino al 28 gennaio 2024 a Palazzo Roverella a Rovigo è visitabile un’importante mostra dedicata a Tina Modotti, con un patrimonio di oltre 300 scatti, molti dei quali mai visti in Italia.
Un percorso curatoriale che ha l’obiettivo di liberare Modotti dalla sua biografia, come ha spiegato il curatore Riccardo Costantini: per troppo tempo infatti si è parlato solo della sua vita sentimentale, ignorando il suo straordinario sguardo fotografico.
Sono stati circa 30 gli archivi che hanno prestato le opere in mostra, contribuendo a realizzare un autentico viaggio alla scoperta della sua fotografia e aprendo a nuove frontiere di ricerca legate al suo lavoro.
Per noi è stata un’esperienza immersiva ed emozionale davvero indimenticabile.
Leggi il nostro racconto: La straordinaria mostra su Tina Modotti a Rovigo!
Ph copertina: Elle