The universe of Keith Haring
“The Universe of Keith Haring” di Christina Clausen è senza dubbio uno dei documentari più appassionanti e intelligenti che siano mai stati realizzati, capace di raccontare non sono il talento, ma anche la vita di un artista eccezionale. Keith Haring è uno degli artisti che amo di più, perciò ti avviso subito che sono piuttosto di parte, ma partiamo da una indiscussa verità: Haring è stato l’artista più prolifico del XX secolo nonché il più accessibile al popolo. “Mi è sempre più chiaro che l’arte non è un’attività elitaria riservata all’apprezzamento di pochi” diceva, e come dargli torto.
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Queste parole hanno contraddistinto tutta la sua carriera, dai primi anni estremamente creativi vissuti con pochi mezzi per le strade di New York al grande successo ottenuto su scala mondiale. Tutti conosciamo le opere di Keith Haring, le sue sagome stilizzate sono diventate celebri quanto il marchio della coca cola, ma la regista Christina Clausen è stata in grado di svelare il dietro le quinte, realizzando un documentario in cui la storia di uno dei maggiori rappresentanti della pop art è raccontata attraverso i ricordi di familiari e amici.
@Keith Haring
Dall’insieme delle interviste emerge la passione del giovane artista per i graffiti, espressione d’arte per il popolo per eccellenza, e per la musica con la quale amava confrontarsi mentre dipingeva. Il lavoro della Clausen non si ferma all’analisi delle creazioni di Haring o alla intima narrazione della sua vita privata, ma racconta anche una scena artistica, quella newyorkese degli anni ’80, e di come i primi successi in termini economici cambiarono per sempre i meccanismi creativi degli artisti. Molti amici e colleghi avevano esortato Haring a dipingere di meno per preservare il suo “marchio“, ma lui lottò fino all’ultimo per mantenere la propria libertà e dare sfogo alla sua vena creativa, che si esaurì fin troppo presto nel febbraio del 1990, stroncato dal virus dell’AIDS.
@Keith Haring
Dipingeva ovunque: sui muri, sulle automobili, sulle scarpe dei bambini. Instancabile e generoso, Keith Haring è stato un artista immenso, capace di improvvisare e di affrontare qualunque tematica. Nulla era impossibile quando teneva il pennarello in mano: la sua fantasia è divampata nelle più grandi città del mondo, esplodendo a pieno in ogni progetto. Qui in Italia, precisamente a Pisa, possiamo ammirare dal vivo il grande lavoro di questo artista, che non ha mai abbandonato la sua arte, ma soprattutto non è mai stato sporcato dall’elitismo tipico di molti suoi colleghi che si sono subito considerati “arrivati”. E questa è senza dubbio una delle qualità per cui, dopo trent’anni dalla sua morte, ancora tutti noi lo ricordiamo e ammiriamo.