La street art secondo Giulio Vesprini

Parlare di street art è sempre un bene, specialmente quando si possono affrontare tematiche profonde e controverse: oggi abbiamo avuto il piacere di chiacchierare e confrontarci con l’artista marchigiano Giulio Vesprini. Curatore di un bellissimo progetto di riqualificazione dell’area portuale di Civitanova Marche, intitolato “Vedo a colori”, Giulio ha un percorso accademico e artistico che sicuramente ha influenzato il suo modo di intendere l’arte.

giulio vesprini

@Mattia Lullini

“L’Accademia delle Belle Arti di Macerata e la Facoltà di Architettura di Ascoli Piceno sono le due principali scuole che ho frequentato e che hanno influenzato il mio percorso. La grafica e l’architettura sono le mie due grandi passioni e ho pensato ad un modo per poterle far dialogare e crescere insieme. Così da qualche anno mi sono interessato allo studio dell’Archigrafia, una parola che amo molto, pur non essendo tanto utilizzata. Con questo termine si indica l’incontro tra grafica e architettura, spesso usato in ambito pubblicitario, così ho deciso di esplorare le potenzialità di questo binomio.

Il muro dipinto di un palazzo anonimo per esempio può costruire un nuovo dialogo tra una forma architettonica abbandonata e il contesto urbano e sociale in cui è inserita. Archigrafia è anche il titolo di un workshop, dalla valenza sia teorica che pratica, che porterò in giro per l’Italia tra pochi mesi, affrontando temi importanti e attuali. Il mio obiettivo è quello di analizzare, insieme ad associazioni e architetti, le zone in disuso all’interno della loro città, progettando un intervento di recupero a lungo termine. Il mio obiettivo è quello di far risaltare gli angoli più nascosti di una città, recuperandoli e mettendoli al servizio della comunità locale.”

giulio-vesprini

@urbanitewebzine

Un muro dipinto non è solo un’opera d’arte esteticamente piacevole, ma un segno grafico che può dare una nuova vita ad una forma architettonica non più in grado di comunicare. Mettere la grafica al servizio dell’architettura e viceversa, creando qualcosa di nuovo e pieno di vitalità: la bellezza di questa visione dipende anche dal rapporto rinnovato con l’utente-visitatore. Quando una struttura torna a parlare, l’esperienza diretta dell’utente cambia concretamente, rinnovando una serie di stati d’animo e percezioni. Questo, per esempio, è il caso dei pescatori del porto di Civitanova Marche, che dicono di sentirsi più a casa con un porto così.

giulio vesprini

@Silvia Maggi

“Il progetto “Vedo a Colori” è nato nel 2009 e sta andando avanti portando ad una serie di risultati importanti. In questo caso, essendo nel mio luogo d’origine, ho deciso di fare un passo indietro come artista, indossando una nuova veste, quella del curatore. Il mio obiettivo era quello di rendere fruibile la zona del porto, che fino ad una decina di anni fa era in disuso. In questi anni, grazie a molto impegno e dedizione, siamo riusciti a triplicare il numero di persone che visitano la zona del porto.

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Per “Vedo a Colori” non ho chiesto nessun contributo al Comune, ma mi sono servito di sponsorizzazioni private, di donazioni e dei soldi vinti con un Bando Europeo. Non ho voluto nessun intervento diretto della politica per due motivi: il primo è che desidero rimanere il più indipendente possibile da quel mondo, il secondo è che credo che in questo momento di crisi economica, sia necessario che i soldi del Comune vengano utilizzati per emergenze ed interventi fondamentali per la cittadinanza.”

giulio vesprini

@cronache maceratesi

La scelta di Giulio Vesprini si è rivelata molto lungimirante: le persone del luogo hanno accettato di buon grado il suo progetto e se ne sono affezionati. Riportare in vita una zona importante come quella del porto è stata l’occasione per provare un rinnovato entusiasmo verso il proprio luogo di lavoro, come è successo per i pescatori e le guardie costiere, e verso la propria città, come è successo agli abitanti di Civitanova Marche. L’indipendenza della street art dal mondo politico è spesso e volentieri fondamentale per preservare l’autonomia e la libertà che ogni artista deve possedere. Anche se esistono casi di buona politica, come Giulio ci ha raccontato.

giulio vesprini

“Personalmente cerco di mantenermi lontano dall’ambiente della politica: in passato ho avuto brutte esperienze con alcuni politici che si sono rivelati solo bulimici di potere e di visibilità. Da questa tipologia di persone è importanti tenersi alla larga. Ma in altre circostanze ho avuto anche esperienze positive, come nel caso dell’assessore alla cultura di Ancona. Il muro che ho realizzato per la Pinacoteca Civica di Ancona infatti è entrato a far parte della collezione permanente, ma non come parete staccata e messa li, bensì come opera dipinta in un’ area dedicata all’arte contemporanea.

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Non pensavo che l’assessore Paolo Marasca ed il curatore William Vecchietti, insieme agli architetti allestitori, decidessero di far entrare la mia opera nella collezione permanente. Questa è  la differenza sostanziale e per questo motivo ho preso le parti di Blu durante i fatti da poco accaduti a Bologna: io stesso avrei reagito in quel modo. Credo che da quel momento tra tutti noi street artist si sia creata una spaccatura finale: da una parte ci sono gli outsiders che non accettano imposizioni, dall’altra quelli che sono disposti a cedere a compromessi.”

giulio vesprini

Giulio Vesprini di fronte al muro

La nostra opinione, in merito ai fatti che hanno coinvolto Blu, è molto chiara: nessuno può e deve permettersi di imporre ad un’artista una violenza del genere. Staccare un muro senza avere il permesso dell’autore è un gesto inqualificabile. E’ diritto dell’artista decidere quando e come entrare con le proprie opere all’interno di un museo e di una galleria.

“Sono e rimango prevenuto verso la politica a causa della sua centralizzazione, ma nel caso delle collaborazioni con i brand tendo invece a valutare ogni singola proposta. Io nella mia vita lavoro come grafico, perciò la street art per me è ancora una grande passione. Però certo, se ho la possibilità di partecipare a qualche collaborazione interessante non vedo perché dire di no. Ad esempio a breve sarò coinvolto nel progetto #IKEAlovesEARTH: realizzerò infatti un’opera servendomi della speciale vernice Airlite.  Si tratta di una tecnologia innovativa che si applica come una semplice pittura in grado di ridurre gli inquinanti nell’aria attraverso l’energia della luce. Sono molto sensibile a queste tematiche perciò ho accettato con piacere di aderire a questo progetto.”

giulio vesprini

Progettare arte a lungo periodo, cercando di creare le condizioni necessarie affinché i cittadini possano trarre le massime opportunità dall’ambiente che li circonda. Ma quale può essere la differenza tra un progetto a lungo termine e un festival?

“Non sono un amante dei festival, preferisco i progetti. Credo che molto spesso i festival abbiamo illuso le persone, dando ad un murales una funzione salvifica che non dovrebbe avere. Quando parliamo di arte pubblica è importante creare un percorso che affronti alcune tappe specifiche e non le inverta. Per esempio, se abbiamo a che fare con un quartiere di periferia in cui mancano i cassonetti della spazzatura, in cui le strade sono piene di buche e non ci sono panchine, che senso ha investire tanto denaro per invitare un famoso street artist dall’estero per realizzare un muro? La gente avrà un bel muro da guardare, ma questo non avrà risolto nemmeno la minima parte dei loro problemi. E’ invece importante che la street art e la riqualificazione urbana procedano di pari passo, affrontando prima le emergenze, e proseguendo poi con tutto il resto. Ma l’ordine di intervento è importantissimo”.

giulio vesprini

@urbanlives

Ma le opere, una volta realizzate, devono essere tutelate? O ciò che conta è solo il fatto che siano state realizzate? Questa è una domanda che anche noi ci siamo poste spesso, ma ci sono diverse correnti di pensiero. Vediamo che cosa ne pensa Giulio Vesprini:

” Mi sono laureato in architettura,  dopo aver sostenuto diversi esami in storia e restauro, perciò la mia visione è molto influenzata da John Ruskin. Secondo lui il fascino del deperimento è una delle caratteristiche più importanti dell’arte e io mi trovo assolutamente concorde. Il mio percorso è iniziato nel 1994 quando ero un graffitaro, perciò dopo tanti anni di esperienza, conosco bene la legge della strada. Chiunque si occupi di street art sa che le proprie opere sono destinate ad essere “esili e precarie”. E non credo che ciò sia un male. Molti si occupano di stendere patine protettive sui murales, in modo tale da tutelarli dalle persone e dagli effetti del tempo.

Una cosa del genere, nel porto di Civitanova Marche, sarebbe impensabile a causa della presenza del mare. Poi secondo me questo intervento conduce ad una sorta di mummificazione dell’opera d’arte: trovo giusto difendere l’opera, ma come atto creativo. Quello che conta è che qualcuno sia intervenuto su quel muro lasciando il proprio segno e magari in futuro un altro potrà fare lo stesso. La mia preoccupazione non è tanto che tra qualche anno i muri siano rovinati, quanto che la nuova generazione dei giovani possa disinteressarsi a questa forma d’arte. Il mio sogno più grande infatti è che tra qualche decina di anni un ragazzo o una ragazza mi contattino e mi chiedano di poter portare avanti il mio lavoro. Questa senza dubbio è la mia aspirazione più grande.”


PH copertina: Giulio Vesprini

 

3 commenti su “La street art secondo Giulio Vesprini

  1. Elisa ha detto:

    Un ragazzo che ha veramente la stessa sulle spalle: sa come diffondere la sua arte e proteggere il suo vero significato. Con queste interviste scopro sempre tantissime cose nuove!

    1. Anna Fornaciari ha detto:

      Grazie, siamo davvero contente Elisa! Parlare con Giulio ci ha fatto capire quanto sia importante l’elaborazione di un progetto a lungo termine, sia a livello artistico che sociale. A Civitanova Marche ha realizzato e continua a realizzare un lavoro molto importante!

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