Un museo sempre connesso con Hangout On Air
Si parla di crisi dei musei, di crisi del mondo della cultura, ma diciamocelo, spesso e volentieri l’ambiente dell’arte ha mantenuto un elitismo del tutto spiacevole. Ampliare il pubblico, rendere un museo più fruibile, stabilire un rapporto serio e collaborativo con la realtà locale: questi devono essere gli obiettivi dei piccoli e grandi musei del mondo, da conseguire anche attraverso l’uso delle nuove tecnologie, come Hangout On Air.
La vera sfida per i musei di oggi è in effetti quella di presentarsi come luoghi in cui la tradizionale visita diventi un’occasione autentica per generare dialogo ed apprendimento. Il museo non solo come vetrina ma, in un’ottica di rinnovamento dei processi di accesso alla cultura, anche come punto d’incontro e conversazione, capace di coinvolgere il pubblico attraverso nuovi strumenti di socializzazione a disposizione in rete.
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@Hangout on Air
Personalmente considero il tentativo di costruire una sinergia tra il mondo della cultura e le nuove tecnologie una strategia vincente, necessaria a superare confini che per anni hanno tenuto le persone fuori dal museo, percepito troppo spesso come tempio della noia e del più becero intellettualismo radical chic. Uno tra gli strumenti che permette di ripensare la comunicazione e la collaborazione online, aprendo nuovi scenari anche (e soprattutto) per le istituzioni museali, senza dubbio, è l’Hangout On Air di Google. Ma che cos’è questo Hangout?
E’ un videoritrovo virtuale basato sulla videochiamata fra più utenti di Google Plus, utile per discutere face-to-face con un massimo di 10 persone. Un Hangout on Air (Hangout in diretta), differisce dal semplice Hangout perché è trasmesso pubblicamente, non solo a quelli che intervengono all’interno della videochiamata: proprio per questo il flusso video della chiamata è pubblicato anche sul canale YouTube, collegato al profilo o alla pagina Google Plus dal quale viene attivato.
Mi rendo conto che davanti a questa spiegazione alcune persone possano storcere il naso o sentirsi un po’ sperdute, ma è importante sapere che tutti noi possiamo tranquillamente effettuare un Hangout on Air, basta avere una buona connessione, una webcam e un profilo o pagina Google Plus collegata ad un canale Youtube. Inoltre, se vogliamo ampliare la nostra rete, una serie di estensioni interne al servizio permettono di rendere l’esperienza più interattiva, come ad esempio la possibilità di consentire agli spettatori di commentare e/o inviare domande agli interlocutori.
Un primo uso interessante di Hangouts On air ha riguardato per esempio la connessione dei visitatori con i servizi educativi promossi dai musei. In questo senso il MoMa di New York ha proposto un format didattico, gli #ArtHang, per far conversare esperti d’arte con la propria community, coinvolgendo gli utenti in vere e proprie “classi virtuali”.
@MOMA di New York
Oltre ad appuntamenti dedicati alla didattica e alla formazione, grazie agli hangout on Air, un museo può anche però proporsi come polo attrattivo per promuovere conversazioni digitali su temi più generali dove l’istituzione museale si confronta con altre culture, coinvolgendo giornalisti, blogger ed opinion leader. Si è fatto promotore di questa iniziativa il Tate , lanciando una serie di appuntamenti mensili alternando differenti interlocutori.
Come vedete sono tantissime le opportunità di utilizzo degli hangout on Air: cito anche la promozione di tavole rotonde tra diversi musei, la scelta di raccontare le mostre in diretta streaming, avvalendosi delle consulenze dei curatori e ultima, ma non meno importante, la connessione tra gli artisti e il pubblico, favorendo un contatto “diretto” e completo tra autore e fruitore dell’opera d’arte. Non so voi, ma io resto incantata davanti a queste mille opportunità di incontro e di scambio, perciò mi auguro che le potenzialità di questi nuovi strumenti vengano valorizzate a trecentosessanta gradi!