L’Occhio in Gioco: la mostra da vedere a Padova
Ogni volta che visitiamo Padova pensiamo: “perché non siamo tornate prima?”.
C’è sempre un buon motivo per visitare questa splendida città in cui arte e scienza da sempre dialogano e si intersecano. Padova infatti non è solo la Cappella degli Scrovegni, ma è anche la città di Galileo e quella della Scuola di Psicologia dell’Università degli Studi.
Leggi anche: Cosa vedere a Padova, 5 cose che nessuno conosce
Partiamo proprio da queste due cose, perché il nostro ultimo viaggio a Padova ci ha portate a scoprire una mostra imperdibile che mette in dialogo proprio l’arte, la scienza e la psicologia.
“L’Occhio in Gioco. Percezione, impressioni e illusioni nell’arte” a Palazzo del Monte di Pietà è una mostra che “inganna l’occhio” attraverso giochi cromatici, effetti ottici, illusioni del movimento e inganni prospettici. Una mostra interattiva, che richiede ai visitatori di muoversi nello spazio, toccare, prendere posizione davanti alle opere (e noi amiamo le mostre così immersive).
La mostra nasce dalla collaborazione tra la Fondazione Cariparo e l’Università degli Studi di Padova ed è stata curata da Luca Massimo Barbero per la parte storica, Guido Bartorelli, Andrea Bobbio, Giovanni Galfano e Massimo Grassi per la parte dedicata al Gruppo N e alla psicologia della percezione.
Ora quindi condividiamo il percorso espositivo e alcune informazioni tecniche per la visita!
Indice
L’Occhio in Gioco: percorso di visita
Che cosa lega Galileo Galilei a David Bowie?
È quello che ci siamo chieste dopo aver trascorso un’intera mattina a visitare la mostra e dopo aver attraversato ben 400 anni di storia dell’arte. Per capirlo dobbiamo compiere prima un viaggio, che coincide con il percorso espositivo.
Il percorso di visita si apre con una riflessione su come veniva rappresentato il cosmo tra Medioevo e Rinascimento, focalizzandosi sui 2 elementi principali: il cerchio e il colore.
Ad accoglierti ci sarà la Série 23, n°14-11 di Julio Le Parc, insieme a studi sul cosmo risalenti al ‘600-‘700; mappe celesti e sfere armillari insieme ad opere come quella di Tomás Saraceno “Zonal Harmonic 2N 60/10”.
Si prosegue poi con gli studi e le nuove teorie sul colore e sul movimento, condotte tra ‘700 e ‘800 e che in campo artistico sono state applicate nel neo impressionismo e nel puntinismo. Le opere di Seurat, Severini, Kandinskij, Klee, Munari, Gio Ponti e Sottsass ti accompagnano in questo viaggio tra colore, forme e movimento.
Dal movimento pittorico a quello fotografico, le sequenze di Muybridge e e Marey mostrano l’evoluzione del dinamismo nella rappresentazione delle immagini. Se si parla di movimento però, non si possono non citare anche Balla, Boccioni, Giacometti e l’iconico profilo continuo di Bertelli.
Dal colore alle geometrie instabili, il percorso di visita prosegue spaziando fino all’optical art, portando alla scoperta di opere non più immobili, ma che si muovono e che chiedono ai visitatori di muoversi nello spazio per dare vita alle opere stesse, come nel caso della Physichromie di Carlos Cruz-Diez. Mentre se si parla di optical, Vaserely diventa protagonista assoluto. L’optical art non solo come opera d’arte fine a se stessa, ma anche come strumento pubblicitario, come nel caso dello studio realizzato da Pino Tovaglia per Pirelli nel 1968.
Labirinti ottici creati dal bianco e dal nero e opere d’arte meccanizzate: questa è la sezione che abbiamo preferito e che permette davvero a chiunque (anche ai più piccoli) di mettere in gioco i propri occhi.
Un gioco che prosegue con una serie di prospettive ed inganni: nella settima sala si fa un salto indietro nel tempo per capire il concetto di anamorfosi, grazie ad una serie di opere del 18° secolo. Luigi Ontani invece riesce a racchiudere in una sola opera ben 4 immagini diverse che cambiano a seconda della prospettiva da cui si osserva.
Estremamente concettuale e raccolta è la sala dedicata alle opere di Dadamaino, con una serie di fogli di carta sui quali l’artista ha tratteggiato a mano libera delle linee e ciascun tratteggio rappresenta una fase delle nostre vite.
Il finale del percorso di visita di questa prima parte di mostra (la seconda è dedicata al Gruppo N), prevede una sala interamente dedicata all’arte cinetica e infine Space Oddity con il ritratto di David Bowie a cura di Vernon Dewhurst.
E qui ci ricolleghiamo alla domanda iniziale: che cosa c’entra Galileo Galilei con David Bowie?
Il curatore Luca Massimo Barbero lo spiega sottolineando il concetto di “stranezza dello spazio”: entrambi hanno cercato, secondo i loro strumenti e le epoche che hanno vissuto, di studiare lo spazio, le visioni deformate, le prospettive. Lo ha fatto Galileo Galilei con i suoi studi scientifici e lo ha fatto Bowie con il suo singolo e poi album Space Oddity, in cui tra l’altro, la copertina riporta il suo ritratto su un’opera di Vaserely.
In mezzo ci sono oltre 300 anni di storia, ma in fondo entrambi hanno “messo in gioco” i loro sguardi e hanno spinto il mondo intero a mettersi in gioco a loro volta.
Gruppo N
La seconda parte della mostra è dedicata al Gruppo N e alla psicologia della percezione.
Prima di tutto, conosci il Gruppo N?
Si tratta di un gruppo di artisti italiani attivo a Padova tra il 1960 e il 1966 composto da Alberto Biasi, Ennio Chiggio, Toni Costa, Edoardo Landi e Manfredo Massironi. Loro stessi si definivano come “disegnatori sperimentali” e svolgevano lavori collettivi.
L’obiettivo del Gruppo N era indagare in modo scientifico il mondo della percezione e per loro i visitatori non erano più osservatori, ma attori stessi e protagonisti dell’opera.
Questo traspare molto bene durante il percorso di visita, nel quale le opere del Gruppo N ti spingono ad interrogarti se ciò che i tuoi occhi vedono, corrisponda alla realtà. Si tratta di percezioni o di immagini reali?
Insieme a loro si possono vedere anche le opere di Marina Apollonio, una delle principali rappresentanti del movimento ottico-cinetico, le cui spirali esposte si possono toccare, far girare e si spingono talmente oltre la percezione, da arrivare quasi alle vertigini.
Questa sezione dedicata al Gruppo N è particolarmente interessante non solo per ammirare le opere del gruppo e scoprirne la storia, ma anche per mettersi in gioco in prima persona.
Opere diffuse in città
La mostra prosegue anche in diverse location di Padova, nelle quali si possono visitare alcune opere legate proprio al percorso espositivo (sono visitabili gratuitamente o con prezzi ridotti):
- a Palazzo Bo la spirale di Marina Apollonio intitolata “Spazio ad attivazione cinetica 6B” – fino al 8 dicembre;
- al MUSME l’opera “Tu sei” di Alberto Biasi fino al 26 febbraio;
- all’Orto Botanico puoi vedere di Edoardo Landi il “Quadrato Cinevisuale e Ipercubi virtuali”, fino al 8 gennaio.
Informazioni tecniche per la visita
La mostra è visitabile fino al 26 febbraio 2023, si trova all’interno di Palazzo del Monte di Pietà in Piazza Duomo 14 a Padova.
È aperta dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 19, sabato e domenica dalle 9 alle 20.
Il costo del biglietto intero è di 12 euro (sono previste riduzioni), mentre la prima domenica del mese l’ingresso è gratuito per tutti i visitatori.