Che cosa sono i beacons

Da un po’ di tempo a questa parte si parla sempre più spesso di “proximity indoor”, cioè di un’interazione che permette di veicolare contenuti multimediali verso determinate persone in base alla loro posizione. I protagonisti indiscussi di questo nuovo tipo di interazione sono i beacons:  (alla lettera “fari”) sono a tutti gli effetti dei “localizzatori” in grado di segnalare la propria presenza a un device (smartphone o tablet) che si trovi nelle sue vicinanze.

beacons musei

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I beacons più conosciuti sono prodotti da Apple (da qui il nome “iBeacons”) e funzionano con il sistema operativo Apple iOS (ma anche dispositivi Android possono sfruttarlo). Fra i loro innumerevoli utilizzi i beacons stanno diventando anche la nuova frontiera tecnologica per rendere interattivi e multimediali i musei e gli spazi culturali.

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Pensiamo ad esempio di installare dei beacons in una galleria d’arte, posizionandoli vicino a dei quadri: quando un visitatore si avvicina ad un qualsiasi quadro il beacon riconosce la prossimità e fornisce contenuti multimediali su quel quadro (video, musica, informazioni sull’autore, ect). In questo modo visitare una mostra o un museo diventa un’esperienza integrata e personale. Ma un uso intelligente dei beacon non si limita solo a questo: possono infatti essere utilizzati anche come fonti per la raccolta dati (valutando ad esempio la popolarità di una mostra o di un’opera d’arte in base al “tempo di sosta” dei visitatori che si fermano ad ammirarla) o come strumenti per il check-in all’ingresso del museo (eliminando biglietti di carta, code, problemi di resto, ect).

beacons

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In tutto il mondo sono già molte le istituzioni museali che utilizzano i beacons per arricchire l’esperienza di visita dei loro visitatori e la lista si accresce sempre di più (anche in Italia, come ad esempio i musei di Palazzo Farnese a Piacenza). Ma alcuni musei si sono spinti oltre l’uso convenzionale dei beacons, utilizzando la tecnologia in modo decisamente innovativo. Ne elenco tre, giusto per dare l’idea di quanto in realtà l’uso che se ne possa fare sia potenzialmente illimitato.

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  • Rubens Art Museum (Anversa, Belgio)

Oltre alle informazioni aggiuntive a livello multimediale, per ogni quadro i visitatori possono visualizzare una scansione a raggi X o zoommare su un dettaglio. E tutti i beacons formano un sorta di sistema di GPS interno al museo attraverso i quali i visitatori possono seguire percorsi tematici e personalizzati all’ interno delle mostre.

  • Philips Museum (Eindhoven, Olanda)

Attraverso i beacons si è realizzato un vero e proprio gioco multimediale dedicato ai bambini battezzato “Eureka” e che prevede una sorta di “caccia al tesoro” digitale: i beacons disseminati per le stanze del museo interagiscono con degli iPad consegnati ai partecipanti che in questo modo sono coinvolti in quiz, puzzle e giochi localizzati nelle opere d’arte.

  • New Museum (New York, Usa)

Per Giornata internazionale per la sensibilizzazione sulle mine antiuomo indetta per il 4 aprile dall’ONU, il New Museum di New York ha ospitato una mostra che ha usato i beacons per simulare un campo minato virtuale, utilizzando dei localizzatori dietro le esposizioni ed un’applicazione dedicata. Quando una persona si è avvicinata troppo ad un trasmettitore, il beacon si è comportato come una mina: è “esploso”, rilasciando nelle cuffie del visitatore il rumore di una forte esplosione, seguita da una testimonianza audio di una vittima (reale) dello scoppio di una mina.

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Le nuove frontiere di interazione tra tecnologia e cultura sono infinite e io continuo ad emozionarmi come una bambina davanti a queste innovazioni epocali: spero davvero che con il tempo tutti comprendano la portata rivoluzionaria di queste scoperte!


PH copertina: Umbel.com

Category: Arte contemporanea

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