Alberto Burri e la manipolazione della materia
Un appassionato d’arte che programma un viaggio in Umbria, non deve perdere uno degli spazi espositivi più interessanti a livello nazionale: stiamo parlando degli Ex Seccatoi del Tabacco, in cui puoi ammirare i meravigliosi capolavori di uno dei grandi maestri dell’arte italiana, Alberto Burri. Autodidatta e inventore di una pratica pittorica assolutamente inedita, nonostante avesse conseguito una laurea in medicina, Alberto Burri ha intrapreso la carriera artistica. Appena fuori dalle mura di Città di Castello si trova questo tempio dell’arte, che ci ha lasciato completamente senza parole: qui ti raccontiamo la storia dell’artista, delle sue opere e del suo regno.
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@Travel on Art, Ex Seccatoi del Tabacco
Alberto Burri biografia
Fare una descrizione di Alberto Burri non è facile: studiando la sua biografia sembra quasi che abbia vissuto 10 vite. Dopo aver combattuto nelle milizie fasciste, è stato catturato e imprigionato dall’esercito anglo americano e fu proprio durante la prigionia in Texas che sviluppò la sua visione creativa. La svolta non figurativa risale al 1948 con i Catrami e le Muffe, affermandosi poi con i suoi celebri Sacchi. La sperimentazione di materiali inusuali ha coinvolto diverti supporti, come legno, ferro, plastica e cellophane: grazie a questa sua eterogeneità, Alberto Burri è diventato un punto di riferimento per la corrente dell’Informale materico. Un aspetto importante da evidenziare è che il carattere inedito della sua pratica artistica non si può ridurre solo alla varietà dei materiali, ma soprattutto al modo con il quale Burri è intervenuto su di essi.
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@Travel on Art, Ex Seccatoi del Tabacco
Il pittore Alberto Burri ha sempre dimostrato che per lui esistere era dipingere e viceversa: nei Sacchi, nelle Plastiche e nelle Combustioni, Burri ha rivelato sia il carattere sacro e assoluto dell’oggetto che il suo potenziale a livello di linguaggio. Il suo talento artistico non consisteva solo nella rivalutazione della povertà della materia, come è avvenuto generalmente nell’arte povera, ma nel trasfigurare l’oggetto che veniva considerato uno scarto all’interno di una poetica rinnovata. Per lui non esistono ferita e taglio che non implichino un’opera di cucitura e di aspirazione alla bellezza della forma, per questo lo si può definire un autentico artista della materia.
Alberto Burri opere
Le opere di Alberto Burri si distinguono per l’utilizzo di materiali tra loro molto differenti, come plastica combusta e catrami, e una costante ricerca astratta. Oltre ad essere diventato molto famoso per la celebre serie Sacchi, realizzati con cuciture di tele di iuta e materiali di scarto, si è affermato per i suoi interventi a cielo aperto. Il cretto di Gibellina, conosciuto anche come il cretto di Burri, è un’opera di land art che risale agli anni tra il 1984 e 1989 che si può vedere ancora oggi in provincia di Trapani, in Sicilia. Dall’alto l’opera, che si estende per una superficie molto ampia di oltre 8000 metri quadrati, si manifesta come un insieme di fratture del cemento sul terreno e regala uno scenario quasi lunare.
Per ottenere questo effetto materica Burri applicava su una superficie di cellotex un impasto che veniva realizzato con bianco di zinco e colle viniliche, a cui a volte si potevano aggiungere delle terre; durante la fase di essiccamento la superficie crepava proprio come succede in natura ai terreni argillosi.
Fondazione Alberto Burri: gli Ex Seccatoi del Tabacco
Nonostante sia uno degli spazi espositivi più all’avanguardia d’Italia, gli Ex Seccatoi del Tabacco sono un luogo ancora poco conosciuto: per questo vogliamo raccontarti perché devi assolutamente programmare una visita. Nell’immediata periferia di Città di Castello, questa struttura spicca per le sue dimensioni monumentali e costituisce un esemplare recupero di archeologia industriale voluto dallo stesso Alberto Burri, che ha deciso di ospitare proprio lì i suoi ultimi lavori. Passeggiando tra le numerose sale, potrai ammirare oltre 120 dipinti, realizzati fra il 1974 e il 1993, che si inseriscono in modo impeccabile all’interno degli spazi che li accolgono.
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Ma qual è la storia di questo spazio? L’enorme complesso, che risale al dopoguerra, aveva l’obiettivo di raccogliere il tabacco coltivato nell’Alta Valle del Tevere; nel 1966 è stato utilizzato per accogliere i volumi della Biblioteca Nazionale e del Tribunale di Firenze dopo l’alluvione. Oggi tutti i quadri di Alberto Burri sono state collocati per “cicli” in hangar distinti; ogni ciclo segna la svolta di Burri verso un’arte più complessa e unica.
In questa meravigliosa sede sono state organizzate anche conferenze d’arte moderna e contemporanea e numerosi convegni. Inoltre, terminata la visita ai dipinti e alle installazioni, puoi scendere al piano inferiore dove si trovano il bookshop, la sala multimediale, la sala cinema e un’altra mostra permanente che propone le opere grafiche del celebre artista.
@Travel on Art, Ex Seccatoi del Tabacco
Ogni spazio è stato curato nel minimo dettaglio, celebrando la dicotomia del bianco e del nero: visitando gli Ex Seccatoi del Tabacco abbiamo avuto l’ennesima conferma di quanto architettura e arte, dialogando tra loro, possano valorizzarsi a vicenda, creando degli autentici capolavori e garantendo al spettatore una visita sempre più immersiva ed indimenticabile. Se sei un appassionato delle immagini di Alberto Burri e vuoi vivere un’esperienza dal respiro internazionale, ti consigliamo assolutamente questo spazio espositivo: ne rimarrai conquistato!
Ph copertina: Mimmo Jodice